Quante volte deve mangiare il gatto in una giornata? Ecco la risposta e la spiegazione di una nota esperta.
Il gatto domestico, Felis catus, è oggi uno degli animali più presenti nelle abitazioni, specie nei contesti urbani, dove ha persino superato il cane per diffusione. Un tempo impiegato per il controllo dei roditori, è oggi considerato un animale da compagnia a tutti gli effetti. La sua relazione con l’essere umano si è costruita in modo particolare: a differenza di altre specie domestiche, il gatto ha avviato autonomamente il contatto con gli insediamenti umani, attratto dalla presenza di prede nei pressi delle aree agricole. Questo approccio spontaneo ha fatto sì che il gatto mantenesse nel tempo tratti selvatici, sia dal punto di vista comportamentale che fisiologico. È rimasto territoriale, indipendente e con una forte propensione alla solitudine. Nonostante la convivenza con l’uomo, conserva molte caratteristiche tipiche del suo antenato diretto, il gatto selvatico africano (Felis silvestris lybica), abile predatore delle regioni del Medio Oriente.
La domesticazione vera e propria risale a circa 10.000-12.000 anni fa, quando le prime comunità agricole hanno favorito una convivenza di mutuo vantaggio: i gatti tenevano lontani i roditori, gli uomini offrivano cibo e protezione. Ma a differenza del cane, il gatto non è stato selezionato intensivamente, il che ha lasciato intatto il suo istinto di caccia. Ancora oggi il gatto caccia per gioco, per istinto e non solo per necessità alimentare. Le sue abilità – vista acuta, artigli retrattili, udito fine – testimoniano una natura predatoria che, pur adattata, resta viva. Così, l’animale domestico che molti tengono in casa è in realtà un felino che ha trovato il modo di convivere con l’uomo senza mai smettere di essere un cacciatore.
Quante volte deve mangiare il gatto? Ecco la risposta delle esperte
Come abbiamo spiegato, dunque, il gatto resta un cacciatore: questo influenza anche la sua alimentazione, e le volte in cui questo animale dovrebbe mangiare. Due veterinarie, la dottoressa Francesca Grechi e Alessandra Calini, hanno parlato proprio di questo argomento sui social, rispondendo a una domanda che molti padroni si sono fatti: quante volte bisogna far mangiare il proprio felino? Le esperte hanno spiegato che il gatto è un cacciatore, e che in natura, questo mangerebbe tante volte durante l'arco della giornata. Tante piccole prede, cioè, quante più ne riesce a cacciare. Lo stomaco dei gatti è piccolo, e si riempie molto velocemente. Nonostante ciò, il gatto è capace di compiere le proprie attività a stomaco pieno e, dunque, può cacciare anche altre prede, prima che lo stomaco si svuoti.
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È per questo che non bisogna commettere un errore, tipico dei padroni degli animali domestici: non bisogna, cioè, dar loro da mangiare solo due o tre volte al giorno, con pasti abbondanti. I gatti, spiegano le esperte, non sono cani e, dunque, conviene far adottare loro un altro regime alimentare. E il regime più appropriato, spiegano le dottoresse, è far adottare al gatto piccoli pasti frequenti, e cioè almeno cinque o sei al giorno. Questi dovranno essere composti da alimenti completi e complementari ben bilanciati. Questa abitudine riflette il comportamento naturale del gatto libero, che si nutre con varietà e regolarità per soddisfare i propri bisogni nutrizionali. In questo modo, si potranno evitare comportamenti negativi del gatto, come le sveglie notturne per mangiare o le vocalizzazioni eccessive.
