Sophia Loren è in un film commovente su Netflix: da vedere tutto d'un fiato

Sophia Loren è in un film su Netflix che vi farà commuovere dall'inizio alla fine: da vedere tutto d'un fiato.

Con La vita davanti a sé, Sophia Loren firma uno dei suoi ritorni più potenti e delicati al cinema. Diretta dal figlio Edoardo Ponti, l’attrice italiana più amata nel mondo si cala nei panni di Madame Rosa, offrendo al pubblico una prova d’attrice intensa, commovente e profondamente umana. Il film, distribuito su Netflix nel 2020, è tratto dall’omonimo romanzo di Romain Gary e riporta in primo piano temi universali come l’inclusione, la memoria e il bisogno di essere visti per quello che si è, al di là delle proprie ferite.

Ambientato in una Bari viva, ma mai folkloristica, La vita davanti a sé racconta l’incontro tra due anime ferite. Madame Rosa è un’ex prostituta ebrea, sopravvissuta ai campi di concentramento. Ora si prende cura dei figli delle prostitute, accogliendoli nella sua modesta casa. Tra loro arriva anche Momò, un ragazzino senegalese di dodici anni con un passato difficile e una rabbia che gli brucia dentro.

Il film con Sophia Loren che vi farà commuovere: è su Netflix

Nel corso del film vedremo che il loro primo incontro è tutt’altro che semplice. Momò è diffidente, ribelle, abituato a cavarsela da solo in un mondo che sembra non volerlo accogliere. Rosa, invece, è una donna dura, temprata dalla sofferenza, ma ancora capace di offrire amore. Col passare dei giorni, tra i due si crea un legame profondo, fatto di piccoli gesti, silenzi complici e una solidarietà che va oltre le differenze di età, cultura e religione. Non è una maternità classica, quella che li unisce, ma qualcosa di più raro: un’affinità umana che nasce dalla sofferenza condivisa e dalla voglia di non arrendersi.

Quello che rende La vita davanti a sé così potente non è solo la narrazione commovente, ma il modo in cui riesce a toccare corde estremamente attuali. Il film mette in scena la fragilità degli invisibili: i bambini dimenticati, gli immigrati di seconda generazione, le donne segnate dalla strada e gli anziani lasciati soli. Nonostante le ombre che attraversano la vicenda, la malattia, la discriminazione, il passato che non passa, la storia offre un orizzonte di speranza. Il personaggio di Momò compie un vero percorso di crescita, passando dall’ostilità al prendersi cura. Quando la salute di Madame Rosa peggiora, è lui a diventare il suo sostegno. Le resta accanto, mantenendo la promessa di non lasciarla morire in ospedale, un gesto che segna il passaggio dalla rabbia adolescenziale alla maturità emotiva.

Edoardo Ponti costruisce il film con uno sguardo dolce ma mai edulcorato. La sua regia è fatta di dettagli: primi piani che parlano più di mille parole, inquadrature che raccontano il non detto. Non cerca il dramma urlato, ma affida alla semplicità la sua potenza narrativa. Sophia Loren incarna Madame Rosa con una grazia ruvida, senza mai scivolare nel sentimentalismo. Ogni sguardo, ogni silenzio, ogni movimento contiene un mondo. È un’interpretazione che commuove proprio perché trattenuta, mai ostentata. È il corpo di un’anziana donna che porta addosso il peso della Storia, ma che continua a offrire amore senza condizioni.

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Una scena del film con Sophia Loren

Perché vale la pena vederlo

Il film è anche un omaggio alla memoria cinematografica. Riprende una storia già portata sullo schermo nel 1977 da Moshé Mizrahi, con Simone Signoret nel ruolo di Madame Rosa, interpretazione che valse l’Oscar al miglior film straniero. Questa nuova versione italiana, però, non è un semplice remake. Ponti e Loren riescono a restituire nuova vita al racconto, immergendolo nel presente italiano, con i suoi problemi irrisolti e le sue contraddizioni. La scelta di ambientare la storia a Bari, con la sua multietnicità e i suoi margini urbani, non è casuale. Qui, più che altrove, le storie di chi è ai margini si intrecciano ogni giorno, spesso senza voce. Il film dà parola proprio a queste esistenze.

Anche la colonna sonora contribuisce a rendere attuale il racconto. Spicca tra tutte “Vengo dalla luna” dei Måneskin, brano che accompagna Momò e ne restituisce lo spirito irrequieto e ribelle. La scelta musicale, moderna e coinvolgente, costruisce un ponte con il pubblico più giovane, rendendo la pellicola ancora più accessibile. Un film da vedere tutto d'un fiato perché non si dimentica affatto facilmente. Non solo vi commuoverà, ma vi farà anche riflettere a lungo. Mostra cosa può nascere quando ci si guarda davvero dentro e non solo. Quando si sceglie di accogliere l'altro per quello che è. Il legame tra Rosa e Momò diventa molto più di una dichiarazione d'amore: un vero e proprio inno alla vita.