A Bologna c'è un borgo molto suggestivo, pieno di muri rossi: nacque come luogo per poter realizzare tutti sogni. Durante la Seconda Guerra Mondiale, invece, fu occupato dai tedeschi, ma oggi è totalmente rinato.
A meno di venti chilometri dal cuore pulsante di Bologna, tra le colline morbide di Sasso Marconi, si nasconde un gioiello quasi segreto. Il suo nome è Colle Ameno e non è solo un borgo. È un vero e proprio viaggio nel tempo, un esempio rarissimo di architettura illuminista di campagna, nato da un sogno visionario che ancora oggi incanta chi lo attraversa. La storia di Colle Ameno comincia nel Seicento, quando la nobile famiglia Davia sceglie questa zona allora chiamata Le Predose per costruire una villa di villeggiatura con cappella. Era una dimora di svago e spiritualità, immersa nel verde e nel silenzio.
Anni più avanti il borgo prende davvero vita. Il merito va a Filippo Carlo Ghisilieri, senatore bolognese e mente illuminata che lo ribattezza Colle Ameno e vi imprime la sua visione di progresso. Il borgo si arricchisce di botteghe artigiane, una fabbrica di maioliche, una stamperia, un teatro privato, una chiesa, un ospedale, stalle e fienili. Al centro, la villa padronale: un’elegante fusione tra l’antica villa Davia e la nuova villa Ghisilieri.
Il borgo dai muri rossi a Bologna: da luogo dei sogni all'occupazione tedesca
Non era solo un luogo dove vivere, divenne un vero e proprio progetto sociale. Ghisilieri voleva creare una comunità, un modello che unisse produzione e cultura, lavoro e bellezza. Ogni edificio parlava di questo ideale, in uno stile architettonico rigoroso e armonico che si rifaceva ai principi dell’Illuminismo. Nel corso dell’Ottocento, Colle Ameno si ritaglia anche un ruolo strategico: ospita una dogana al confine tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio. Il borgo si trova così a cavallo tra due mondi, testimone dei mutamenti politici e commerciali dell’Italia preunitaria. A mostrare alcune immagini è la creatrice di contenuti conosciuta sui social come @jasminelamieri. In questo periodo fluente, infatti, il borgo divenne il luogo perfetto per realizzare i propri sogni. Tra le tante botteghe artigiane, infatti, ci si poteva realizzare in tanti modi.
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La pagina più tragica si scrive però durante la Seconda Guerra Mondiale. I tedeschi occupano Colle Ameno e lo trasformano in base logistica, poi in ospedale militare. Infine, diventa campo di concentramento e smistamento per civili italiani. Molti dei prigionieri internati non fecero mai ritorno. È un capitolo oscuro, che ha lasciato segni profondi nella memoria collettiva. Dopo anni di abbandono e silenzio, Colle Ameno è tornato a vivere. I restauri accurati ne hanno rispettato l’identità, restituendo bellezza agli affreschi, agli stucchi, ai cortili interni. Villa Davia, ancora oggi cuore pulsante del borgo, conserva l’eleganza originaria e ospita eventi, mostre, incontri culturali.

Le antiche botteghe sono di nuovo spazi creativi. Artigiani, artisti, associazioni animano le vie del borgo, trasformandolo in un centro di fermento culturale. Non è raro imbattersi in esposizioni, concerti, installazioni artistiche che dialogano con la storia, senza mai stravolgerla. Camminare tra le sue vie è un’esperienza multisensoriale. Si respira la bellezza dell’arte, il peso della storia, la forza della memoria. Ogni angolo racconta qualcosa, ogni pietra è testimone di un passato che ancora parla.
Perché visitarlo
Colle Ameno non è solo una tappa turistica. È un luogo che colpisce fin dentro l'anima. Camminando tra i viottoli di questo luogo, si comprende quanto potente possa essere un’idea quando prende forma in un progetto concreto. Qui si riscopre il valore della comunità, dell’arte che incontra il sociale, della memoria che diventa patrimonio condiviso. Inoltre, non mancano ricordi che hanno fatto parte della storia e che vale la pena sempre ricordare o riscoprire. Chi cerca un’esperienza autentica, fuori dai soliti circuiti, troverà a Colle Ameno una piccola meraviglia. Perfetta per una gita in giornata da Bologna, sorprendente per chi ama la storia, imperdibile per chi crede nella cultura come motore di rinascita.