Il cellulare squilla, poi rispondete e mettono subito giù: è capitato a tutti, almeno una volta. Non tutti sanno, però, che questa può essere una pericolosissima truffa: ecco cosa non dovete assolutamente fare, per evitare di cadere in trappola.
L'uso quotidiano degli smartphone ha trasformato questi dispositivi in un obiettivo primario per i truffatori, che impiegano tecniche sempre più sofisticate per rubare dati personali, denaro e identità. Tra le minacce più comuni spicca lo smishing, ovvero l’invio di SMS che imitano banche o corrieri, invitando a cliccare su link fraudolenti o a chiamare numeri ingannevoli. I siti imitano quelli ufficiali e le chiamate mettono in contatto con finti operatori che cercano di estorcere informazioni sensibili. Il vishing si presenta invece come una telefonata da falsi operatori di banche o enti pubblici, che, sfruttando paura o urgenza, convincono le vittime a rivelare dati riservati.
Una minaccia più recente è il QRishing, dove QR code contraffatti conducono a siti dannosi o scaricano malware sui dispositivi. Con lo spoofing, il numero visualizzato sembra appartenere a un’azienda affidabile, inducendo a rispondere con meno sospetto e a fornire dati riservati. E ancora, ill SIM swapping rappresenta un rischio decisamente maggiore: il truffatore convince l’operatore a trasferire il numero della vittima su una nuova SIM, ottenendo così accesso a chiamate, SMS e codici di autenticazione, con gravi conseguenze per la sicurezza dei conti online.
La truffa del Wangiri: cosa non fare quando il cellulare squilla ma non risponde nessuno
Un altro tipo di truffa recente è, sicuramente, la truffa del Wangiri. Questa parola, in giapponese, significa 'squillo e riattacco' e, infatti, il modus operandi dei truffatori che provano a mettere a segno la truffa del Wangiri è il seguente: telefona al numero della potenziale vittima, poi, quando la vittima risponde, il truffatore chiude la chiamata. A parlare di questa truffa, è stato anche un noto esperto di tutela dei consumatori, l'avvocato Massimiliano Dona. In particolare, il presidente dell'Unione Nazionale Consumatori ha spiegato che i truffatori sanno che, se riceviamo una telefonata, tendenzialmente, per curiosità, o perché attendiamo delle chiamate, noi consumatori richiamiamo per sapere chi ci ha telefonato.
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Eppure, è proprio questo che bisogna assolutamente evitare di fare. L'esperto ha spiegato, in effetti, che, richiamando il numero che ci ha telefonato, si va a telefonare una numerazione a pagamento: più tempo resteremo in linea, dunque, più si svuoterà il nostro conto telefonico. Non bisogna, dunque, mai ritelefonare questi numeri, tranne che non si sia assolutamente certi che si tratti di un numero affidabile. Il Wangiri, ha aggiunto l'esperto, è diventato ancora più pericoloso recentemente, con una sua evoluzione: in alcuni casi, infatti, quando si richiama, la chiamata viene deviata su uno squillo, come se stessimo ancora attendendo la risposta. In realtà, però, la chiamata è già stata attivata, e quindi la numerazione a pagamento sta già rubando i nostri soldi.

Cosa fare se si è caduti in trappola
Per chi fosse caduto in trappola, l'esperto suggerisce di telefonare il proprio gestore telefonico e di provare a riavere almeno una parte dei soldi indietro, mediante una conciliazione, utile a ottenere un rimborso. Per riconoscere la truffa, infine, vi riveliamo che, spesso, ma non sempre, gli squilli provengono da numeri esteri. Prefissi come +44, +33, +53 e altri risultano, in effetti, frequentemente coinvolti. In ogni caso, però, non richiamate mai!