Su Netflix sbarca l'ultima grande prova di Antonello Fassari: difficile trattenere le lacrime

Su Netflix è arrivato un film italiano diretto da Claudio Bisio nel 2023, nel quale ha recitato anche Antonello Fassari: è la sua ultima grande prova in un film commovente ed è difficile, guardandolo oggi, trattenere le lacrime.

Antonello Fassari, volto amato del cinema e della televisione italiana scomparso da poco, ha lasciato un'impronta intensa e toccante ne L'ultima volta che siamo stati bambini. Questo film, diretto da Claudio Bisio al suo debutto dietro la macchina da presa, è tra le ultime opere cinematografiche in cui Fassari ha recitato. Dopo questa interpretazione, l’attore è apparso soltanto in Flaminia, accanto a Michela Giraud, poi in La Tartaruga e Il Tempo è ancora nostro. Nel film di Bisio, Fassari dà vita al nonno di Cosimo, uno dei quattro piccoli protagonisti. Il suo personaggio, pur marginale nelle dinamiche principali, diventa fondamentale nel tratteggiare l’universo familiare di Cosimo: un'ancora di affetto, saggezza e resistenza in un'epoca tragica come quella della Seconda guerra mondiale.

Netflix, l'ultima grande prova di Antonello Fassari: tra amore e guerra

L'ultima volta che siamo stati bambini è un'opera italiana uscita nel 2023, ispirata al romanzo omonimo di Fabio Bartolomei. Ambientato nella Roma del 1943, il film porta lo spettatore nel cuore di un'Italia spezzata dal conflitto mondiale, attraverso gli occhi ingenui e luminosi di quattro bambini. Italo, figlio di un gerarca fascista; Cosimo, cresciuto con il nonno mentre il padre languisce al confino per le sue idee politiche e Vanda, orfana cresciuta in convento. Poi, ancora, c'è Riccardo, appartenente a una famiglia ebrea. Tutti e quattro sono legati da un’amicizia profonda e sincera, suggellata da un giuramento fatto da bambini.

I giochi che li vedono protagonisti si svolgono in una città devastata. Eppure nei loro cuori la guerra è ancora qualcosa di lontano, un'eco confusa rispetto alla forza delle loro giornate spensierate. Tutto cambia il 16 ottobre 1943, giorno in cui le truppe naziste rastrellano gli ebrei del Ghetto di Roma. Riccardo e la sua famiglia vengono deportati, e i suoi amici, non riuscendo ad accettare quella perdita, decidono di compiere un'impresa impossibile. Vogliono raggiungere a piedi la Germania per salvarlo. Così comincia un viaggio disperato lungo le rotaie ferroviarie. Intanto, alle loro spalle si muovono anche due adulti. Vittorio, fratello maggiore di Italo e soldato fascista, e suor Agnese, legata alla piccola Vanda. Entrambi sono decisi a riportarli a casa.

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Antonello Fassari

Il cammino dei bambini si trasforma presto in un'odissea attraverso un'Italia in macerie. Lungo la strada incontrano soldati, disertori, civili affamati e soldati tedeschi, affrontando privazioni e pericoli che li costringono a diventare adulti prima del tempo. La linea sottile tra gioco e realtà si assottiglia sempre più, lasciando spazio a una dolorosa consapevolezza. La narrazione si chiude con una rivelazione amara. Riccardo era già morto al momento della loro partenza. Il destino di Italo rimane un mistero, mentre Cosimo e Vanda, ormai anziani e legati da una vita insieme, tornano alla stazione da cui iniziò tutto, portando la loro nipotina. Una testimonianza di quel momento che segnò la fine della loro infanzia.

Perché vale la pena vederlo

L'ultima volta che siamo stati bambini colpisce dritto al cuore perché sa alternare con maestria momenti di leggerezza, resi vividi dalle dinamiche tra i piccoli protagonisti, a scene cariche di intensità emotiva. Il film racconta senza retorica temi universali. Ci si può scorgere, per esempio, la perdita dell'innocenza, la brutalità della guerra, il valore dell'amicizia capace di superare ogni barriera sociale, religiosa e politica. Il tutto filtrato dallo sguardo tenero, a tratti ironico, dei bambini, che riescono a trovare scintille di speranza anche nei periodi più oscuri.

Con una durata contenuta di 90 minuti, L'ultima volta che siamo stati bambini porta in scena un racconto di formazione che resta impresso. La regia di Claudio Bisio dimostra sensibilità e attenzione, evitando toni didascalici o forzatamente drammatici, lasciando invece che siano i piccoli gesti, gli sguardi e le parole a trasmettere il peso di quegli eventi storici. Il cast, giovane e sorprendentemente convincente, è guidato da Vincenzo Sebastiani, Alessio Di Domenicantonio, Carlotta De Leonardis e Lorenzo McGovern Zaini, mentre Marianna Fontana e Federico Cesari (da Tutto chiede salvezza) interpretano con delicatezza i due adulti che inseguono i piccoli protagonisti.

Acclamato da pubblico e critica per la sua capacità di unire emozione e leggerezza, il film rappresenta un invito a non dimenticare, ma anche a riscoprire la forza salvifica dell’amicizia e dell'innocenza. In definitiva, L'ultima volta che siamo stati bambini non è solo un film da vedere, ma un'esperienza da vivere, capace di lasciare un segno profondo nel cuore di chi guarda. Qui Fassari veste i panni di nonno Cosimo. Un personaggio tutt'altro che secondario, perché carico di significato. Il film, può essere considerato come la sua grande ultima prova, prima della prematura scomparsa. Il nonno che rappresenta nel film è un insieme di affetto, resilienza e valori umani.