Su RaiPlay un giovanissimo Stefano Accorsi: bruciante storia d'amore (vera) da non perdere

Su RaiPlay il film da non perdere con un giovane Stefano Accorsi: una storia d’amore e follia che ha fatto epoca.

Tra le perle nascoste di RaiPlay c’è un film che merita davvero di essere riscoperto. Si intitola Un viaggio chiamato amore, ed è molto più di un semplice racconto sentimentale. Uscito nel 2002 con la regia di Michele Placido, questo titolo porta sullo schermo una delle storie d’amore più tormentate e passionali del Novecento italiano. I protagonisti? Due figure straordinarie della letteratura: Sibilla Aleramo e Dino Campana. Ma soprattutto, un giovane Stefano Accorsi in una delle interpretazioni più intense della sua carriera.

RaiPlay, un film unico con Stefano Accorsi: una storia d'amore vera che colpisce

Il film si apre con uno scambio epistolare. Non una semplice corrispondenza, ma un vero dialogo d’anime tra Sibilla, scrittrice anticonformista e libera, e Dino, poeta visionario e irrequieto. Quando i due si incontrano in un piccolo borgo della Toscana, la scintilla è immediata. Lei è affascinata dal suo spirito ribelle, dalla sua arte fuori dagli schemi. Lui, travolto dall’emotività, si lascia andare a un amore totalizzante, ma anche devastante. La relazione che ne nasce è esplosiva. Profonda, carnale, idealizzata. Eppure è segnata da instabilità, incomprensioni e sfuriate. Dino vive un conflitto costante con il mondo intellettuale dell’epoca, convinto che l’élite culturale fiorentina voglia ostracizzarlo.

stefano accorsi film
Stefano Accorsi in una scena del film

In questo contesto, i rapporti di Sibilla con autori come Papini e Soffici diventano motivo di tensione e gelosia. La narrazione si muove tra diversi piani temporali, intrecciando il presente della storia d’amore con il passato doloroso di Sibilla. La sua infanzia segnata da una madre fragile e da un matrimonio fallito aggiunge profondità al personaggio, rivelando una donna che ha fatto della libertà la sua missione, ma che porta con sé ferite non rimarginate. Il film culmina con la tragica parabola discendente di Dino, sempre più inghiottito dal buio della malattia mentale. Viene internato in un ospedale psichiatrico, dove morirà nel 1932. Una fine struggente, che tuttavia non cancella la forza poetica della sua vita e del sentimento che ha legato i due protagonisti.

Un giovane Accorsi da applausi

A interpretare Dino Campana è uno straordinario Stefano Accorsi, all’epoca ancora agli inizi della sua carriera ma già capace di dominare la scena con uno sguardo febbrile, una presenza magnetica. La sua prova attoriale è stata premiata con la Coppa Volpi al Festival del Cinema di Venezia nel 2002: un riconoscimento che dice molto sull’intensità con cui ha saputo incarnare un’anima tormentata e geniale. Accanto a lui, Laura Morante dà volto e voce a Sibilla Aleramo con grande eleganza e profondità, restituendo tutta la complessità di una donna libera ma profondamente umana, fragile, idealista e tenace.

Michele Placido firma una regia elegante e intensa. Con uno stile visivo raffinato e una fotografia curata nei dettagli, il regista riesce a trasmettere tutta la tensione emotiva che attraversa la vicenda. Ogni inquadratura sembra cercare la verità nei volti, nei silenzi, nei paesaggi brulli e nelle stanze chiuse che diventano metafore dell’anima. Il film ha ricevuto anche critiche per la difficoltà di rendere pienamente la complessità dei protagonisti, ma resta un’opera autentica, coraggiosa, capace di portare sullo schermo un amore che sfida ogni logica e resiste oltre il tempo.

Un viaggio chiamato amore non è solo un film storico o biografico. È un’opera che parla d’identità, di follia, di desiderio, di libertà. È un’occasione per conoscere due figure cruciali della nostra cultura, ma anche per riflettere su quanto possa essere potente, e a volte distruttivo, l’amore. Vale la pena vederlo oggi, non solo per l’interpretazione magnetica di Accorsi, ma anche perché ci ricorda che dietro le pagine dei libri ci sono vite vere, fatte di passioni brucianti e dolori silenziosi. Un film da rivedere, nel caso, ma anche da riscoprire, almeno una volte nella vita. E come spesso accade, amore e letteratura, si intrecciato inevitabilmente creando un insieme di contrasti e genialità.