Se hai amato Black Mirror, non puoi perdere questa serie tv distopica: è su Netflix

Se ti è piaciuta particolarmente Black Mirror, la cui settima stagione è uscita ieri 10 aprile, non puoi perdere questa serie tv sempre presente su Netflix: è distopica. Ci sono uguaglianze e differenze, ma vale la pena vederla.

In un'epoca in cui la tecnologia e la realtà virtuale stanno ridefinendo i confini dell'esperienza umana, due serie televisive hanno saputo catturare, con approcci diversi ma complementari, le ansie e le paure della società contemporanea: Black Mirror e Alice in Borderland. La settima stagione di Black Mirror, appena approdata sugli schermi, riaccende l'interesse verso questo genere narrativo e offre l'occasione per esplorare le affinità con la meno conosciuta ma altrettanto avvincente Alice in Borderland.

Creata dal visionario Charlie Brooker, Black Mirror è una serie antologica britannica che ha ridefinito il concetto di distopia moderna. Ogni episodio racconta una storia autonoma ambientata in un futuro prossimo o in una realtà alternativa, dove la tecnologia gioca un ruolo centrale nel plasmare (e spesso distruggere) le vite umane. Poi, ancora, "The National Anthem", dove un Primo Ministro è costretto a un atto umiliante in diretta TV per salvare una vita, fino all'angosciante "The Whole History of You". Qui la serie esplora le conseguenze di poter rivedere ogni ricordo attraverso un chip impiantato e per questo la serie ci costringe a confrontarci con il lato oscuro del progresso tecnologico.

Se ti piace Black Mirror non puoi perdere Alice in Borderline su Netflix: ecco perché

Dall'altra parte dello spettro distopico troviamo Alice in Borderland, adattamento dell'omonimo manga giapponese. La serie segue le vicende di Ryōhei Arisu, un giovane disoccupato appassionato di videogiochi che, insieme ai suoi amici Karube e Segawa, si ritrova improvvisamente in una Tokyo deserta e trasformata in un'arena mortale. I protagonisti sono costretti a partecipare a giochi letali per sopravvivere in questo mondo parallelo chiamato "Borderland". Ogni sfida è associata a una carta da gioco e, se non completata con successo, porta all'eliminazione istantanea dei partecipanti.

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Alice in Borderline, una scena dalla serie tv. Fonte: YouTube

L'incontro con altri sopravvissuti, come la scalatrice Yuzuha Usagi, e l'arrivo in un luogo apparentemente sicuro chiamato "La Spiaggia" (che si rivela essere tutto fuorché un rifugio) conducono Arisu verso una spirale di rivelazioni sulla natura stessa di Borderland. Nonostante le evidenti differenze strutturali, antologica Black Mirror e serializzata Alice in Borderland, le due opere condividono un aspetto distopico che rende le sorelle narrative. Entrambi esplorano come l'umanità reagisce quando posta di fronte a sistemi che ne mettono alla prova i limiti morali e psicologici. Se in Black Mirror la tecnologia è il veicolo attraverso cui si manifestano le nostre peggiori tendenze, in Alice in Borderland è la struttura stessa dei giochi che simula.

Certo, li si vede in maniera più letterale, ma veniamo comunque a conoscenza dei meccanismi di dipendenza e competizione della società digitale. Entrambe le serie mettono in scene personaggi alienati dalla società. I protagonisti di Black Mirrorsono spesso individui isolati in mondi ipertecnologici, mentre Arisu in Alice in Borderline, insieme a tutti i suoi compagni sono letteralmente strappati dalla realtà. Vengono gettati in un mondo parallelo dove ogni legame sociale deve essere rinegoziato. Le due serie tv, inoltre, trasformano la sofferenza umana in spettacolo. Riflettono la crescente tendenza della nostra cultura mediatica a consumare il dolore altrui come intrattenimento.

Le differenze tra le due serie tv

Mentre Black Mirror ci offre uno sguardo caleidoscopico su diverse possibili distopie. Alice in Borderland, invece, costruisce un unico universo coerente dove seguiamo l'evoluzione dei personaggi attraverso molteplici prove. La prima, inoltre, utilizza la tecnologia come metafora per esplorare le debolezze umane. La seconda, invece, trasforma letteralmente la vita in un gioco mortale, richiamando l'estetica dei battle royale e dei videogiochi di sopravvivenza.

Entrambe le serie riflettono anche sensibilità culturali diverse. L'approccio più filosofico e individuale di Black Mirror contrasta con l'enfasi di Alice in Borderland sulla sopravvivenza collettiva e sulla società come sistema di regole. Se sei un appassionato di serie distopiche, insomma, Alice in Borderland rappresenta il complemento perfetto per esplorare ulteriormente le tematiche distopiche da una prospettiva diversa. La serie giapponese offre lo stesso senso di inquietudine e di riflessione sulla condizione umana. Aggiunge, poi, una narrazione continuativa dove l'attacco ai personaggi cresce episodio dopo episodio.