Lavoro, in caso di assenza per malattia il datore conosce la diagnosi? Avvocato fa chiarezza

Il datore di lavoro deve essere informato obbligatoriamente della diagnosi della malattia per la quale un dipendente fa assenza? Ecco la risposta dell'avvocato.

L’assenza per malattia dei lavoratori in Italia è disciplinata da norme specifiche che definiscono obblighi e diritti sia per i dipendenti sia per i datori di lavoro. Il lavoratore è tenuto a comunicare tempestivamente l’assenza e a produrre un certificato medico trasmesso all’INPS tramite il Sistema Tessera Sanitaria. L’indennità economica decorre generalmente dal quarto giorno di assenza. I primi tre giorni (detti di carenza) non sono coperti dall’INPS, ma possono essere retribuiti dal datore di lavoro se previsto dal contratto collettivo. Nei primi dieci giorni complessivi di malattia, l’indennità è ridotta. Successivamente, il lavoratore può ricevere la retribuzione mensile fissa, esclusi i compensi accessori, fino al raggiungimento del periodo massimo di comporto.

Il periodo di comporto rappresenta il limite temporale entro cui il dipendente ha diritto alla conservazione del posto: nel privato varia da tre a sei mesi, nel pubblico è di 18 mesi in un triennio. Durante l’assenza, il lavoratore deve essere reperibile presso il proprio domicilio nelle fasce 10:00-12:00 e 17:00-19:00, anche nei giorni festivi. L’assenza ingiustificata alla visita medica di controllo può comportare, poi, la perdita dell’indennità. A proposito di assenza in caso di malattia, in questo articolo proviamo a rispondere a una domanda che molti dipendenti potrebbero farsi.

Lavoro: in caso di assenza per malattia, il datore deve obbligatoriamente conoscere la diagnosi? Ecco la risposta dell'avvocato

Quando, cioè, un dipendente è in malattia, il datore conosce e/o deve conoscere obbligatoriamente la diagnosi? Ebbene, no: a rispondere a questa domanda, è stata l'avvocato Wanda Falco, nota esperta di diritto del lavoro. In particolare, l'esperta ha spiegato che i dati relativi allo stato di salute delle persone sono dati sensibili e particolari, che non possono essere trattati senza il consenso del diretto interessato. Quindi, quando il medico curante invia telematicamente all'INPS il certificato attestante lo stato di malattia, deve indicare la prognosi e la diagnosi, ma nell'attestazione messa a disposizione del datore di lavoro indicherà solo la prognosi.

 

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Indicherà, cioè, solo il numero di giorni di malattia, ma non dovrà indicare la diagnosi, e cioè la patologia specifica che giustifica l'assenza per malattia. Questa procedura è stata introdotta per garantire il diritto alla riservatezza e tutelare la dignità del lavoratore, impedendo forme di discriminazione o interferenza indebita nella sua sfera personale. In alcune situazioni, come quelle che prevedono accertamenti del medico competente aziendale, possono essere richieste informazioni sullo stato di idoneità alla mansione, ma mai sulla diagnosi dettagliata. Anche in questi casi, il principio di minimizzazione del dato impone di fornire solo le informazioni strettamente necessarie al fine di tutelare la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.

Lavoro assenza diagnosi
Una dottoressa compila il certificato medico per una paziente.