Non apportate mai questa modifica alla vostra auto: ecco perché potreste rischiare sanzioni salate, e anche il carcere.
In Italia, le modifiche automobilistiche – comunemente note come tuning – sono disciplinate da precise norme del Codice della Strada, volte a tutelare la sicurezza e l’ambiente. I riferimenti principali sono gli articoli 71, 72, 75 e 78 del Titolo III, che impongono il rispetto delle disposizioni tecniche del Ministero dei Trasporti, l’obbligo di omologazione delle modifiche e, in alcuni casi, la necessità di aggiornare la carta di circolazione. Sono consentite modifiche di tipo estetico, come la verniciatura della carrozzeria, l'applicazione di adesivi non invasivi, la sostituzione dei cerchi e l’installazione di spoiler o altri elementi aerodinamici omologati. Anche gli interni possono essere personalizzati: è permessa la sostituzione dei sedili, l'aggiunta di componenti audiovisivi e la modifica del volante, purché non venga compromessa la sicurezza.
In ambito meccanico, sono autorizzate l’installazione di impianti GPL o metano, modifiche al sistema di scarico e interventi su motore e sospensioni, se omologati e conformi ai limiti sulle emissioni. Invece, sono vietate le alterazioni non certificate della potenza del motore, le modifiche all’illuminazione non omologate e l’uso di luci a LED decorative sotto la scocca. Qualsiasi intervento che comprometta la sicurezza o aggravi l’inquinamento atmosferico è sanzionabile. Infine, la procedura legale richiede l’omologazione dei componenti, eventuale nulla osta del costruttore, aggiornamento della carta di circolazione e verifiche tecniche. Le sanzioni per le infrazioni includono multe da 422 euro, sequestro del veicolo e possibile ritiro del libretto. Restano escluse da tali obblighi le auto ad uso esclusivo su pista.
Auto: ecco la modifica da non apportare mai
Una delle modifiche considerate assolutamente illegali è quella della rimozione del filtro antiparticolato. A ricordarlo, è stato anche un noto esperto di motori, Gianluca Serrao di GS Motori. In particolare, l'esperto ha spiegato che, per il Codice della Strada, per realizzare questa modifica si rischia una multa che può arrivare fino a 1.700 euro, nonché il ritiro della carta di circolazione e l'obbligo di ripristinare il tutto. Non solo: si rischia anche la condanna per i reati ambientali.
I reati ambientali sono stati introdotti con le Leggi 68/2015 e anche 6/2014, e si tratta di reati da non sottovalutare, dato che prevedono pene che vanno dai 6 mesi a numerosi anni. Per questo motivo, l'esperto suggerisce di informarsi per bene sulle modifiche da svolgere, ed evitare assolutamente quelle che potrebbero portare a sanzioni salatissime come quelle citate. Ma cos'è, esattamente, il filtro antiparticolato? Il filtro antiparticolato (FAP o DPF) è un dispositivo installato nei veicoli diesel per trattenere e bruciare le particelle solide generate dalla combustione, riducendo così l’emissione di inquinanti nocivi nell’atmosfera. Funziona attraverso un processo di rigenerazione che brucia le particelle accumulate, trasformandole in gas meno dannosi.

Tuttavia, alcuni automobilisti scelgono di rimuoverlo illegalmente, soprattutto nei modelli più vecchi, per evitare costi di manutenzione elevati o per migliorare le prestazioni del motore. Un filtro intasato, infatti, può causare cali di potenza, aumento dei consumi e accensione di spie sul cruscotto. La rimozione, però, come già sottolineato, è vietata dalla legge, poiché altera le caratteristiche omologate del veicolo e compromette la tutela ambientale.