Attenzione a due nuove multe, riguardanti gli affitti brevi a Roma, e anche in altre città italiane: di cosa si tratta e come evitarle.
Le locazioni brevi, ovvero affitti di durata non superiore a 30 giorni, sono sempre più oggetto di interventi normativi, in particolare nelle città italiane a forte vocazione turistica. Le autorità locali e nazionali stanno introducendo restrizioni con l’intento di regolare il settore, rispondere al fenomeno dell’overtourism e proteggere il tessuto urbano. Tra gli obiettivi principali figurano la trasparenza fiscale, la sicurezza degli ospiti e la tutela dei centri storici, spesso compromessi dalla pressione turistica. A partire dal 1° gennaio 2025, tutti gli immobili destinati ad affitti brevi dovranno essere dotati di un Codice Identificativo Nazionale (CIN), da esporre sia fisicamente che negli annunci online. Le sanzioni per l’inosservanza possono variare da 800 a 8.000 euro.
Inoltre, alcune amministrazioni locali hanno introdotto una durata minima obbligatoria del soggiorno, solitamente di due notti, per arginare il turismo mordi e fuggi. Sul piano della sicurezza, è obbligatoria la presenza di dispositivi di rilevazione gas e incendio, nonché di estintori portatili. Invece, in materia di accoglienza, si registra una significativa stretta sul self check-in, con particolare attenzione alle key box, considerate strumenti che eludono i controlli sull’identità degli ospiti. Dunque, queste normative stanno ridisegnando il mercato: molti piccoli proprietari si stanno ritirando, mentre gestori professionali stanno assumendo un ruolo crescente. L’obiettivo, dichiarato, è quello di promuovere un sistema ricettivo più equilibrato e conforme alle esigenze delle comunità residenti.
Affitti brevi a Roma: esperta rivela come evitare multe salate
In particolare, recentemente, il Comune di Roma ha introdotto misure più stringenti per regolamentare gli affitti brevi nella Capitale. Come spiegato da una nota esperta e commercialista, la dottoressa Camilla Vignoli, tra le novità principali figura il divieto di installare key box, ovvero i dispositivi esterni utilizzati per la consegna autonoma delle chiavi agli ospiti, installate sui beni pubblici e monumentali. La Capitale italiana ha, così, seguito l'esempio del Comune di Firenze, nel cui centro storico, proprio dal 2025, sono vietate le key box. A Roma, in particolare, tali apparecchiature, spesso impiegate da chi affitta tramite piattaforme come Airbnb, verranno rimosse coattivamente in caso di inosservanza. Inoltre, qualora il proprietario non provveda alla loro eliminazione, potrà essere sanzionato con una multa fino a 400 euro, estendibile anche al condominio in cui si trova l’immobile.
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Parallelamente, il Comune sta parlando sempre più di un monitoraggio più attento delle pratiche di check-in da remoto, spesso utilizzate per semplificare la gestione degli ospiti senza presenza fisica. L'obiettivo dichiarato è quello di contrastare le locazioni abusive e garantire maggiore trasparenza nel settore dell’ospitalità turistica. In tal senso, l'amministrazione intende limitare l'uso di strumenti che, seppur tecnologicamente comodi, possono eludere i controlli previsti dalle normative vigenti.

La dottoressa Vignoli ha spiegato, dunque, che i proprietari che gestiscono appartamenti in locazione turistica dovranno dunque adeguarsi a un quadro più severo. In caso di violazione delle nuove disposizioni, sono previste sanzioni amministrative e il coinvolgimento diretto del condominio in cui si trova l’immobile locato. L'intensificazione dei controlli e la stretta su questi dispositivi rientrano in una più ampia strategia del Comune per contenere l’espansione non regolamentata del mercato degli affitti brevi e tutelare l’equilibrio urbano: attenzione, dunque, all'uso delle key box e del check-in da remoto, per evitare multe riguardanti gli affitti brevi.