Si può fumare la sigaretta elettronica in sede di lavoro, oppure non è possibile farlo, esattamente come le sigarette normali? Ecco cosa dice la legge, e cosa può fare il datore di lavoro.
Le differenze fisiche tra sigaretta tradizionale e sigaretta elettronica sono sostanziali e risiedono principalmente nel meccanismo di funzionamento e nella composizione dei prodotti emessi. La sigaretta tradizionale si basa sulla combustione del tabacco, un processo che produce fumo, cenere e un complesso di oltre 4000 sostanze chimiche, tra cui catrame, monossido di carbonio e almeno 400 composti classificati come cancerogeni. Questo fenomeno termico comporta una degradazione della materia organica a temperature elevate, con conseguente rilascio di particolato e gas nocivi.
La sigaretta elettronica, invece, non comporta combustione ma un processo di vaporizzazione. Si tratta di un dispositivo che riscalda un liquido contenente glicole propilenico, glicerolo, aromi e, in molti casi, nicotina, generando un aerosol inalabile. L’assenza di combustione elimina la produzione di fumo e cenere, riducendo la presenza di alcune sostanze tossiche. Tuttavia, il vapore rilasciato può contenere tracce di metalli pesanti, come nichel, nonché composti organici volatili quali formaldeide e acetaldeide, seppur in concentrazioni inferiori rispetto al fumo tradizionale. Dal punto di vista normativo, l’ordinamento italiano disciplina entrambe le tipologie con misure differenziate. Il consumo di sigarette tradizionali è regolato, tra gli altri, dalla Legge 16 gennaio 2003, n. 3 (nota come Legge Sirchia), che vieta il fumo nei luoghi pubblici al fine di tutelare la salute dei non fumatori. Il prodotto è inoltre soggetto a tassazione elevata, con l’obiettivo dichiarato di disincentivare il consumo attraverso la leva fiscale.
Lavoro: si può fumare la sigaretta elettronica in ufficio? Ecco cosa dice la legge
Con la Legge n°3 del 16 gennaio 2003, è stato vietato anche il fumo nel luogo di lavoro. Ma questa normativa vale anche per le sigarette elettroniche? Una nota esperta di legge, l'avvocato Wanda Falco, ha spiegato che la legge vieta soltanto il fumo proveniente da prodotti a base di tabacco. Il divieto, quindi, non si estende alle sigarette elettroniche. Però, aggiunge l'esperta, il Ministero del Lavoro ha specificato che il datore di lavoro può, nell'ambito della propria organizzazione, decidere di vietare anche l'uso delle sigarette elettroniche all'interno del luogo di lavoro. Se, invece, il datore di lavoro decide di consentire l'uso della sigaretta elettronica, deve aver fatto una valutazione dei rischi, cui la sigaretta elettronica può esporre i lavoratori non fumatori.
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Per questo motivo, in sintesi, è possibile fumare la sigaretta elettronica nei luoghi di lavoro solo nel caso in cui non vi sia un divieto stabilito dal datore di lavoro, che ha deciso di permetterlo. È, invece, in ogni caso vietato fumare le sigarette classiche in ufficio. Per quanto riguarda le sigarette elettroniche, in generale, la normativa fa riferimento al Decreto Legislativo 6/2016, che recepisce la Direttiva 2014/40/UE del Parlamento Europeo. La vendita è vietata ai minori di 18 anni e l’uso è limitato in ambienti specifici, anche se le restrizioni sull’utilizzo in spazi pubblici risultano meno severe rispetto al tabacco combusto. Inoltre, la tassazione sui liquidi contenenti nicotina è più incisiva rispetto a quelli privi di tale sostanza.
