Figli, ecco i 5 casi in cui perdono il diritto al mantenimento: la spiegazione dell'avvocato

Un assegno di mantenimento non è per sempre: ecco quando i figli perdono il diritto a riceverlo.

Il mantenimento dei figli è un dovere inderogabile dei genitori, sancito dall’articolo 30 della Costituzione e dall’articolo 315 bis del Codice Civile. Non si esaurisce con la maggiore età, ma prosegue fino a quando il figlio non raggiunge l’indipendenza economica. Non esiste un limite di età rigido: il giudice valuta caso per caso, tenendo conto di studio, lavoro e impegno nella ricerca di un’occupazione. Il mantenimento deve coprire tutte le esigenze: dalla casa alla scuola, fino alla salute e alle attività sociali. Oltre al mantenimento, la legge garantisce ai figli diritti fondamentali. Hanno diritto all’educazione, all’istruzione e all’assistenza morale. Devono poter crescere in famiglia, mantenere rapporti con i parenti e, se hanno più di 12 anni, essere ascoltati sulle decisioni che li riguardano. Anche i figli, però, hanno dei doveri. La legge impone loro di rispettare i genitori e di contribuire al mantenimento della famiglia in base alle proprie capacità economiche, se convivono con essa.

Se un figlio adulto ritiene, comunque, che i genitori non abbiano rispettato i propri obblighi, può ricorrere al Tribunale per far valere i suoi diritti. I minori, invece, devono essere rappresentati da un tutore o dai servizi sociali. Negli ultimi anni, la giurisprudenza ha, però, sottolineato il principio di autoresponsabilità: i figli maggiorenni non possono abusare del diritto al mantenimento, restando a carico dei genitori senza un valido motivo. La Cassazione (ordinanza 17183/2020) ha ribadito che l’obbligo di mantenimento non è infinito e può cessare con una decisione del giudice.

Figli: ecco i cinque casi in cui si perde il diritto al mantenimento

In particolare, sono cinque i casi in cui i figli perdono, automaticamente o meno, il diritto al mantenimento da parte dei genitori. Un noto esperto, l'avvocato Matteo Ruffinotti, ha elencato, in particolare, i casi. Il primo caso si presenta quando il figlio ha terminato gli studi, ed entra nel mondo del lavoro. Non si considera, in questo caso, l'entità della retribuzione o la tipologia del contratto: da quel momento in poi, il figlio dovrà cavarsela da solo. Qualora il figlio perdesse il lavoro, però, quest'ultimo non riacquisterebbe il diritto al mantenimento economico da parte dei genitori: in particolare, quest'ultima cosa è stata determinata dalla Corte di Cassazione. Il secondo caso si presenta quando il figlio è disoccupato, ma non cerca lavoro. I figli, spiega l'esperto, devono dimostrare di essersi fattivamente impegnati per la ricerca di un impiego: qualora non ci riuscisse, potrebbe perdere il diritto al mantenimento.

Il terzo caso si presenta, invece, quando il figlio è iscritto all'Università, ma non è in regola con gli esami: si perde il diritto al mantenimento. Il quarto caso è simile: il figlio che ha iniziato il percorso di studi, ma poi l'ha abbandonato, deve impegnarsi a ricercare il lavoro. Qualora non lo facesse, perderebbe il diritto al mantenimento. L'ultimo caso è quello più 'semplice': raggiunto il ventinovesimo anno d'età, spiega l'avvocato, il figlio dovrà provvedere a sé stesso, eccetto casi specifici di non autosufficienza.

Figli mantenimento
Una famiglia con figli adulti.