Affitti in cedolare secca, "niente più multa per chi viola quest'obbligo": il chiarimento dell'Agenzia delle Entrate

Già da qualche anno, ormai, non vi è più l'obbligo di comunicazione della risoluzione del contratto, per gli affitti nel regime di cedolare secca: ecco la precisazione dell'Agenzia delle Entrate.

In Italia esistono diverse tipologie di contratti di locazione per uso abitativo, noto ai più come affitto. Il contratto a canone libero, conosciuto anche come contratto 4+4, ha una durata minima di quattro anni e si rinnova automaticamente per altri quattro. Qui, proprietario e inquilino possono stabilire liberamente l’importo dell’affitto. Il contratto a canone concordato dura invece tre anni, con la possibilità di rinnovo per altri due.

A differenza del canone libero, l’affitto viene definito in base ad accordi territoriali tra associazioni di proprietari e inquilini, risultando spesso più conveniente per chi prende casa in affitto. Per chi ha esigenze temporanee, c’è il contratto transitorio, che può avere una durata tra uno e diciotto mesi. Gli studenti universitari, invece, possono usufruire di contratti pensati per loro, che vanno da sei mesi a tre anni, con canoni stabiliti da accordi locali.

La cedolare secca

Un aspetto fiscale molto interessante per i proprietari è la cedolare secca. Questo regime permette di pagare un’unica imposta, che sostituisce l’IRPEF e le relative addizionali sui redditi da locazione. Oltre a semplificare la gestione fiscale, esonera dal pagamento dell’imposta di registro e di bollo. Le aliquote variano: 21% per i contratti a canone libero e 10% per quelli a canone concordato, ma quest’ultima è applicabile solo in comuni con alta tensione abitativa.

La cedolare secca si può usare anche per gli affitti brevi, fino a 30 giorni e per un massimo di quattro immobili. C’è però una condizione: il proprietario deve rinunciare all’aumento dell’affitto, compreso l’adeguamento ISTAT. Per aderire a questo regime, è necessario comunicarlo sia all’inquilino sia all’Agenzia delle Entrate. Scegliere la cedolare secca può essere vantaggioso, soprattutto per chi ha redditi più alti. Tuttavia, conviene valutare bene la propria situazione fiscale prima di decidere. In alcuni casi, infatti, il regime ordinario potrebbe risultare più conveniente.

Affitti in cedolare secca, la conferma dell'Agenzia delle Entrate: niente più obbligo di comunicazione

A proposito di cedolare secca, tra i vari obblighi del contribuente, fino al 2019, vi era quello della comunicazione della risoluzione del contratto di locazione stipulato in questo regime. Una contribuente, attraverso la Posta di FiscoOggi, canale ufficiale dell’Agenzia delle Entrate, ha chiesto se fosse ancora prevista una sanzione in caso di mancata presentazione nei termini di tale comunicazione. L’Agenzia ha chiarito che dal 2019 l’obbligo è stato soppresso. In passato, la normativa stabiliva una sanzione di 100 euro in caso di omessa comunicazione della proroga o risoluzione del contratto con cedolare secca. Se la comunicazione veniva presentata con un ritardo non superiore a trenta giorni, la sanzione si riduceva a 50 euro. Tuttavia, l’articolo 3-bis del cosiddetto “decreto crescita” (Dl n. 34/2019) ha abrogato questa disposizione.

Affitti cedolare secca
La precisazione dell'Agenzia delle Entrate. (Fonte: Twitter - X - Agenzia delle Entrate).

In pratica, oggi non è più necessario inviare la comunicazione di risoluzione se è stata esercitata l’opzione per la cedolare secca. Questa semplificazione si aggiunge agli altri vantaggi fiscali offerti dal regime, come l’esenzione dall’imposta di registro e di bollo e l’imposta sostitutiva a tasso agevolato. La scelta della cedolare secca, quindi, non solo può risultare vantaggiosa sul piano economico, ma riduce anche gli adempimenti burocratici per i proprietari di immobili. Nonostante queste semplificazioni, è sempre importante valutare caso per caso la convenienza del regime rispetto a quello ordinario, considerando la propria situazione fiscale complessiva.