Quanto costa il cibo italiano nei supermercati islandesi? Il prezzo di un pacco di pasta è incredibile

Fare la spesa in Islanda può riservare sorprese, soprattutto se si cercano prodotti italiani.

L’influencer di viaggi @viaggiasenzaunalira ha mostrato quanto costano alcuni alimenti tipici del nostro paese nei supermercati islandesi e i prezzi, rispetto all’Italia, risultano notevolmente più alti. La distanza geografica, i costi di importazione e le tasse locali contribuiscono a far lievitare i prezzi di molti prodotti amati dagli italiani. Nei supermercati islandesi, il salame Milano in vaschetta è venduto a 5,97 euro, quasi il doppio rispetto ai circa 3 euro richiesti nei supermercati italiani. Ancora più evidente è la differenza sul prosciutto crudo, che in Islanda raggiunge i 6,30 euro contro una media italiana di 3,20 euro. Questi prodotti, simbolo della gastronomia italiana, vengono considerati beni di nicchia all’estero e questo spiega l’aumento di prezzo.

Passando ai prodotti freschi, un pacco di tortellini viene venduto a 3,20 euro in Islanda, mentre in Italia si può acquistare a circa 1,80 euro. Anche la pasta fresca ha un prezzo elevato: 3,25 euro a confezione contro i 2 euro italiani. Il divario diventa ancora più marcato con la pasta secca: in Islanda un pacco di spaghetti costa 4,31 euro, mentre in Italia si aggira intorno a 1,20 euro. La bottiglia di passata di pomodoro, altro prodotto base della cucina italiana, viene venduta a 2,25 euro nei supermercati islandesi, praticamente il doppio rispetto ai 1,10 euro medi italiani.

Confronto tra Islanda e Italia: perché i prezzi sono così diversi?

Analizzando questi dati, la differenza di prezzo tra Islanda e Italia è evidente. I prodotti italiani, all’estero, vengono spesso considerati un lusso. Le ragioni sono molteplici. In primo luogo, i costi di trasporto per raggiungere l’Islanda sono elevati, dato che si tratta di un’isola lontana dalle principali rotte commerciali europee. Inoltre, il clima rigido e la mancanza di una produzione agricola locale sufficiente costringono il paese a importare la maggior parte degli alimenti, con inevitabili rincari.

Le tasse applicate sui prodotti importati sono un altro fattore determinante. In Islanda, l’IVA sui generi alimentari può raggiungere percentuali più alte rispetto all’Italia. Questo incide direttamente sui prezzi al consumatore. I prodotti freschi e quelli considerati di qualità superiore, come i salumi e la pasta artigianale, subiscono rincari ancora maggiori. I tortellini, ad esempio, costano quasi il doppio rispetto all’Italia nonostante siano un alimento di largo consumo nel nostro paese. Il caffè è un altro prodotto emblematico di questo divario. In Islanda una confezione costa 3,31 euro, mentre in Italia se ne trova facilmente a meno di 2 euro. Questo si spiega non solo con i costi di importazione ma anche con la minore domanda locale. In paesi dove il caffè non è una bevanda di consumo quotidiano come in Italia, la distribuzione è limitata e i prezzi aumentano.

Cosa significa tutto questo per i viaggiatori italiani?

Chi viaggia in Islanda deve essere consapevole che acquistare cibo italiano nei supermercati locali può incidere notevolmente sul budget. Molti turisti preferiscono portare con sé alcuni prodotti dall’Italia per risparmiare, specialmente se hanno in programma soggiorni lunghi. Tuttavia, nonostante i prezzi elevati, la qualità dei prodotti importati rimane alta e per chi non vuole rinunciare ai sapori di casa vale la pena investire qualcosa in più.

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I cibi italiani in Islanda hanno un costo molto più elevato che nel nostro Paese.

L’esperienza di @viaggiasenzaunalira evidenzia come la spesa in Islanda, se confrontata con quella italiana, richieda una maggiore pianificazione. Scegliere di consumare prodotti locali può essere una soluzione per contenere i costi, ma per gli amanti del cibo italiano il richiamo dei sapori di casa rimane forte. Nonostante i prezzi più alti, c’è sempre chi è disposto a pagare pur di godersi un piatto di spaghetti o una fetta di prosciutto crudo a chilometri di distanza dall’Italia.