Una sentenza della Corte di Cassazione sottolinea come l'uso scorretto dei congedi parentali possa anche far perdere il lavoro: ecco la spiegazione della nota esperta.
I congedi parentali sono un diritto fondamentale per i lavoratori, pensato per garantire il giusto equilibrio tra vita professionale e familiare. Si tratta di periodi di astensione dal lavoro concessi a madri e padri per prendersi cura dei figli nei primi anni di vita. In Italia, il congedo parentale è regolato dal Testo Unico sulla Maternità e Paternità (D.Lgs. 151/2001) e si applica sia ai lavoratori dipendenti pubblici e privati che, in alcuni casi, agli autonomi. Entrambi i genitori possono usufruirne fino a un massimo di 9 mesi complessivi, con un limite individuale di 6 mesi per ciascun genitore (elevabile a 7, in alcuni casi). Il periodo può essere utilizzato in modo continuativo o frazionato fino al compimento dei 12 anni del bambino, ma con modalità e retribuzione diverse a seconda dei casi.
La retribuzione per il congedo parentale dipende dall’età del bambino. Recenti riforme hanno reso più flessibile il congedo, introducendo incentivi alla condivisione tra i genitori e migliorando le tutele per i lavoratori. Si tratta di una misura essenziale per promuovere la genitorialità consapevole e l’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro. Così come il congedo parentale promuove la genitorialità consapevole, però, un uso scorretto dello stesso può portare anche al licenziamento del lavoratore.
Lavoro: cosa si intende per uso scorretto dei congedi parentali e perché si può essere licenziato
A sottolinearlo, recentemente, è stata una sentenza della Corte di Cassazione, e in particolare la sentenza della Cassazione Civile, Sez. Lav., 04 febbraio 2025, n. 2618. Come spiegato da una nota esperta di legge, l'avvocato Wanda Falco, in effetti, la Corte di Cassazione ha dichiarato legittimo il licenziamento di un padre di bambini con età non superiore ai 12 anni, che ha usato in maniera scorretta i congedi parentali. Ma cosa si intende per maniera scorretta? Ebbene, secondo quanto riportato dall'esperta, il genitore avrebbe sfruttato i congedi parentali, disciplinati dall'articolo 32 del decreto legislativo 151/2001, e cioè i congedi facoltativi, della durata pari a 6 mesi, per un suo beneficio, e non per l'assistenza dei figli.
Visualizza questo post su Instagram
In particolare, infatti, l'intero periodo è stato sfruttato per dedicarsi allo svolgimento di un'altra attività professionale, quella della vendita di autoveicoli. L'azienda per cui quest'uomo lavorava ha incaricato un investigatore, il quale ha scoperto l'attività del lavoratore, e quest'ultimo è stato licenziato. Ebbene: per la Corte di Cassazione, il licenziamento per giusta causa, in questo caso, è legittimo. L'abuso dei congedi parentali è, dunque, un comportamento che determina lo sviamento del congedo dalla sua funzione di consentire al lavoratore di contribuire e partecipare alle responsabilità familiari e di prendersi cura dei figli. Per questo, conclude l'avvocato, si tratta di un comportamento grave, perché lede la fiducia del datore di lavoro, in quanto contrario ai doveri di correttezza e buona fede, ed è connotato anche da un notevole disvalore sociale.
