Con l'uscita di Parthenope su Netflix, gli spettatori hanno l'opportunità di riscoprire un'altra opera firmata da Paolo Sorrentino: This Must Be The Place.
Il film, uscito nel 2011, rappresenta uno dei progetti più peculiari del regista italiano, grazie alla sua atmosfera surreale e alla straordinaria interpretazione di Sean Penn. Con una miscela di dramma e ironia, il film affronta temi profondi come il senso di identità, il rimorso e la ricerca di sé stessi. La storia segue Cheyenne, una ex rockstar degli anni '80, ormai ritirata dalle scene, che vive in Irlanda in un isolamento quasi volontario. Nonostante la fama e la ricchezza, il protagonista si muove con una certa lentezza, segnato da una profonda apatia e da un passato che lo ha svuotato di ogni entusiasmo.
La sua routine, scandita da giornate tutte uguali e da un atteggiamento apparentemente distaccato, è improvvisamente spezzata dalla notizia della morte del padre, con cui aveva un rapporto complesso e mai del tutto risolto. Il viaggio di Cheyenne negli Stati Uniti per il funerale si trasforma presto in un percorso di ricerca e redenzione. Scopre infatti che suo padre, ebreo sopravvissuto all'Olocausto, aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita a inseguire un ex ufficiale nazista responsabile delle sue sofferenze. Spinto dal desiderio di comprendere meglio il passato del genitore e, forse, di trovare un nuovo scopo nella propria vita, Cheyenne decide di proseguire questa ricerca, attraversando gli Stati Uniti in un viaggio che mescola malinconia e stravaganza.
This Must Be The Place: l'interpretazione intensa di Sean Penn
Il film si distingue per l’interpretazione intensa e sorprendente di Sean Penn, che si cala nei panni di un personaggio tanto grottesco quanto fragile. Il suo aspetto ricorda le icone del rock gotico, con capelli cotonati e trucco pesante, ma dietro questa facciata si cela un uomo alla ricerca di un senso. La sua voce sussurrata, i movimenti lenti e lo sguardo perso contribuiscono a rendere il personaggio indimenticabile. Dal punto di vista stilistico, This Must Be The Place mantiene tutti gli elementi tipici della regia di Sorrentino.
La fotografia è curata nei minimi dettagli, con scenari che esaltano la bellezza surreale del viaggio americano di Cheyenne. Il ritmo narrativo, volutamente dilatato, lascia spazio alla riflessione, mentre la colonna sonora gioca un ruolo chiave nell’accompagnare le emozioni del protagonista. Il titolo stesso è un omaggio alla celebre canzone dei Talking Heads, il cui significato di nostalgia e desiderio di appartenenza si riflette perfettamente nella storia.
Nonostante le tematiche impegnative, il film non rinuncia a momenti di leggerezza e ironia, elementi tipici dello stile di Sorrentino. L'incontro con personaggi eccentrici e situazioni surreali contribuisce a rendere il viaggio di Cheyenne ancora più affascinante e imprevedibile. Il risultato è un'opera che sfugge alle definizioni tradizionali, mescolando generi e atmosfere in un modo che solo Sorrentino sa fare. Ora disponibile su Netflix, This Must Be The Place rappresenta un’occasione imperdibile per chi vuole scoprire o riscoprire un film unico nel panorama cinematografico. Con la sua miscela di poesia e straniamento, questa pellicola continua a suscitare emozioni e riflessioni, lasciando il segno nello spettatore.