Attenzione alle dimissioni di fatto: come evitare di perdere il lavoro (e la NASpI) 'senza accorgersene'

Il nuovo 'collegato lavoro' ha previsto anche le dimissioni di fatto: una nota consulente del lavoro ha spiegato cosa sono e perché fare attenzione.

La conclusione di un rapporto di lavoro può avvenire per diverse cause, tra cui il raggiungimento del termine di un contratto a tempo determinato, il licenziamento, la risoluzione consensuale o le dimissioni da parte del lavoratore. Tra queste, le dimissioni rappresentano un atto unilaterale attraverso cui il dipendente manifesta la volontà di interrompere il contratto di lavoro. Le dimissioni devono essere rassegnate rispettando determinate formalità previste dalla legge. Dal 2016, in Italia, la procedura per presentare le dimissioni è stata digitalizzata al fine di contrastare il fenomeno delle cosiddette "dimissioni in bianco". Il lavoratore deve accedere al portale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali utilizzando SPID o CIE, compilare il modulo di dimissioni online e inviarlo al datore di lavoro. Alternativamente, può avvalersi dell’assistenza di un patronato o di un consulente del lavoro abilitato.

È importante rispettare il periodo di preavviso stabilito dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) applicato. L'inosservanza di tale termine può comportare il pagamento di un’indennità a favore del datore di lavoro, salvo i casi di dimissioni per giusta causa, in cui il lavoratore è esonerato dal preavviso. Le dimissioni per giusta causa avvengono quando il comportamento del datore rende impossibile la prosecuzione del rapporto, come nel caso di mancato pagamento dello stipendio o molestie. Concludere un rapporto lavorativo tramite dimissioni richiede quindi attenzione alle procedure e al rispetto degli obblighi contrattuali per evitare conseguenze economiche o legali.

Dimissioni di fatto: cosa sono e perché fare attenzione

Con una recente legge, e in particolare la Legge n. 203, del 13 dicembre 2024, in vigore dallo scorso 12 gennaio, è stato introdotto il concetto di 'dimissioni di fatto'. L'obiettivo dell'introduzione di questa procedura è quello di combattere e scoraggiare ulteriormente l'assenteismo sul posto di lavoro. Una nota esperta e consulente del lavoro, la dottoressa Sabrina Grazini, in particolare, ha spiegato che, grazie a questa previsione, sarà possibile terminare il rapporto di lavoro, qualora il lavoratore si assenti in maniera ingiustificata per un periodo protratto, previsto dal CCNL o, in assenza di questa previsione, per un periodo superiore ai 15 giorni consecutivi. La risoluzione del contratto di lavoro sarà considerata al pari delle dimissioni volontarie e, dunque, non darà diritto all'indennità di disoccupazione.

 

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Per evitare questo procedimento, naturalmente, c'è solo una cosa da fare: evitare il più possibile le assenze ingiustificate. Per attivare questa procedura, aggiunge l'esperta, è necessario che il datore di lavoro invii una comunicazione all'ispettorato del lavoro territorialmente competente. Quest'ultimo dovrà, quindi, inviare un modello tramite PEC all'Ispettorato, contenente tutti i dati anagrafici del lavoratore interessato, ma anche i recapiti telefonici e di posta elettronica conosciuti, in modo da dare la possibilità di effettuare eventuali accertamenti ispettivi. Per verificare la veridicità della comunicazione, pertanto, l'Ispettorato potrà contrattare il dipendente stesso, o altre persone che possono fornire elementi utili riferiti a quest'assenza.

Dimissioni di fatto
Delle dimissioni, in questo caso volontarie.

Al termine degli accertamenti, conclude l'esperta, l'Ispettorato del lavoro potrebbe informare il datore di ricostituire il rapporto di lavoro già cessato, nel caso in cui si provasse che il lavoratore non sia riuscito a comunicare l'assenza per un motivo giustificato. In caso contrario, le dimissioni di fatto resteranno valide.