Un assegno circolare da 49 milioni di euro trovato per strada diventa il centro di una vicenda che intreccia etica, diritto e polemiche. Il gesto dell'assessore Andrea Guido divide l'opinione pubblica, mentre l'avvocato Angelo Greco analizza implicazioni legali e morali. Un caso unico che solleva domande su premi, regole e gratitudine.
La città di Lecce ha vissuto un episodio singolare che sembra uscito da un romanzo: un assegno del valore di 49 milioni di euro trovato sul marciapiede da Andrea Guido, assessore comunale ai Servizi Sociali. Il ritrovamento è avvenuto in viale Francesco Lo Re, nel cuore della città, e ha immediatamente attirato l’attenzione dei media nazionali. L’assegno, intestato a un imprenditore edile, è stato riconsegnato al legittimo proprietario, non senza polemiche.
Guido ha raccontato di aver notato il titolo di pagamento a terra, pensando inizialmente a uno scherzo. Dopo aver verificato la sua autenticità, ha contattato un’azienda di spedizioni locale che conosceva il destinatario. L’imprenditore, intanto, stava già denunciando lo smarrimento ai carabinieri. La notizia del ritrovamento ha suscitato ammirazione e incredulità, ma non tutti sono d’accordo nel definire “eroico” il gesto dell’assessore.
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Le considerazioni legali dell'avvocato sull'assegno ritrovato
Angelo Greco, noto avvocato e divulgatore, ha sollevato dubbi sull’etichetta di “grande generosità” attribuita a Guido. In un video pubblicato sui social, Greco ha spiegato che, data la natura nominativa dell'assegno e i rigorosi controlli bancari, l'assessore non avrebbe potuto incassarlo o farne un uso illecito. Nessuna banca avrebbe accettato il titolo senza verifiche, e il proprietario sarebbe stato facilmente rintracciato.
Ma cosa sarebbe successo se il ritrovamento avesse riguardato una somma in contanti? La situazione avrebbe assunto contorni ben più complessi e controversi. Greco ha inoltre sottolineato che, secondo la legge, l'assessore avrebbe dovuto consegnare l'assegno all'ufficio oggetti smarriti del comune. La normativa prevede che il bene rimanga custodito per un anno, trascorso il quale, se il legittimo proprietario non ne rivendica il possesso, il ritrovatore diventa il nuovo titolare. Questo iter non è stato seguito, ma la polemica non finisce qui.
Il diritto al premio e le questioni morali
Un altro aspetto interessante riguarda il diritto al premio. In base alla legislazione italiana, chi ritrova un bene altrui ha diritto a una ricompensa pari a 1/20 del valore del bene, che in questo caso ammonterebbe a una cifra considerevole: 2,45 milioni di euro. L’assessore, tuttavia, non ha ricevuto alcun riconoscimento economico. Secondo Greco, Guido potrebbe legalmente agire contro l’imprenditore per ottenere il premio previsto dalla legge. Questa omissione solleva interrogativi sulla corretta applicazione delle norme in casi simili.
Il gesto di Andrea Guido resta comunque significativo, ma il dibattito aperto da Angelo Greco porta alla luce questioni giuridiche e morali di rilievo. Se da un lato è lodevole il fatto che l’assegno sia stato restituito senza esitazioni, dall’altro emerge l’importanza di conoscere e rispettare le regole che disciplinano simili situazioni. La vicenda, oltre a incuriosire l’opinione pubblica, offre un interessante spunto di riflessione su etica, diritto e gratitudine.