Pressione sociale e social network: le conseguenze disastrose di una domanda sbagliata

'Quando ti laurei?', 'quando ti sposi?', 'quando fai i figli?': domande che possono sembrare per chi le formula normalissime, creano, invece, molto disagio nella persona interrogata. Quest'ultima, su spinta della pressione sociale, comincia una gara contro il tempo, che crea soltanto malessere e depressione"

Il  tempo passa e le domande aumentano. La gente è sempre più annoiata, e spera nelle novità. Spera in un matrimonio imminente o in una laurea da festeggiare. Oppure, quella delle persone è solo una gara ai traguardi della vita, dove i concorrenti sono tutti, e tempo per riprendere fiato non c'è. Causa di tutto ciò è la cosiddetta pressione sociale, esercitata da individui che, con la loro invadenza, influenzano le nostre idee, fino a modificarle.

La pressione sociale stanca

'Quando ti sposi?' 'Quando ti laurei?' 'Quando trovi lavoro?' Sono domande formulate da persone che non capiscono che ognuno ha i suoi tempi, oppure che queste non sono tappe fondamentali nella vita, e che si possono anche non compiere. A volte, non lo si fa per volontà, o semplicemente, perché si è costretti dalle circostanze: un figlio che non si può avere, l'amore che non si trova o una laurea che si è scoperto non fare al caso nostro e che, quindi, non si è conseguita. In questi casi chi tende a porre quesiti, involontariamente magari, ferisce chi li riceve.

I social non aiutano

Famiglie dalle vite apparentemente perfette che si filmano mentre ballano o giocano, figli o nipoti ostentati con fierezza, foto di lauree e scritta sugli sforzi conquistati. La colpa non è nostra, ma del sistema che ha preso piede, del vortice in cui ci siamo lasciati risucchiare. 'Perché quella persona guadagna più di me?', 'che lavoro fa?', 'perché lei può permettersi una vacanza in questo posto e io no?', 'ma perché è fidanzata se è brutta?', 'come ha fatto un tipo così antipatico a sposarsi?'.

Nella nostra mente si crea un meccanismo di paragone, che, spesso per invidia, ci fa anche essere crudeli. I social, più che simpatia, a volte, possono generare astio. Creano, dunque, malessere per il fatto di possedere ciò che gli altri invece hanno.

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La corsa contro il tempo non ci fa godere il percorso

Succede, così, che della laurea è più importante scattare la foto, che godersi la laurea stessa. Della serata con gli amici o il fidanzato, la priorità diventa immortalarla, piuttosto che viverla. Stesso discorso vale per la corsa contro il tempo: 'E' importante che io mi sposi entro i 30 anni, anche se non sono sicura di amarlo', 'anche se questa facoltà non mi convince, ho già perso troppo tempo ed entro 25 anni mi devo laureare'. Fermi tutti. Chi misura il metro di paragone? La società? Chi può determinare cosa siamo? Sempre la società? Se si sposa entro i 30 anni un uomo che non si è sicuri di amare, ma solo perché il tempo scorre, non riusciamo a viverci l'amore vero: non riusciamo a vivere.

Se ci laureiamo alla facoltà che abbiamo sempre sognato, ma lo facciamo troppo velocemente, perché nella vita bisogna correre, e non si sa per quale motivo e per arrivare a quale traguardo, allora non siamo riusciti a godere neanche un briciolo di quell'esperienza. Di tutto questo non vale mai la pena, non vale la pena non assaporarsi il percorso per la fretta di giungere al traguardo.