L'avvocato Corrado Pinna (Movimento Consumatori), ai microfoni di tuttonotizie.eu, ha spiegato perché la nuova politica resi di Amazon potrebbe essere illegittima.
Amazon, il colosso dell'e-commerce che ha fatturato oltre 500 miliardi di euro nel 2022, sta per dare vita a una vera e propria rivoluzione. L'azienda ha deciso di modificare la politica di reso: i giorni a disposizione dei clienti per restituire un prodotto e ricevere il rimborso diminuiscono da 30 a 14. I consumatori avranno quindi metà del tempo in meno a disposizione per poter cambiare idea. Amazon, che aveva fatto dei resi lunghi una delle politiche di maggior successo, decide di fare dietrofront e adeguarsi ai termini minimi previsti dalla legge. Infatti, come ha spiegato l'avvocato Corrado Pinna di Movimento Consumatori ai nostri microfoni, 14 giorni è il periodo minimo di recesso previsto dall'articolo 52 del Codice del Consumo.
La rivoluzione di Amazon, tuttavia, non riguarderà la totalità dei prodotti acquistabili sul sito del colosso dell'e-commerce. Ma, a quanto si apprende, soltanto gli articoli di elettronica di consumo: smartphone, tablet, pc, fotocamere e altri. La modifica entrerà in vigore già il prossimo 25 marzo. Tuttavia, l'azienda ha previsto un mese di transizione in cui le due politiche di reso coesisteranno. A partire dal 26 aprile, quindi, la nuova politica di resi diventerà obbligatoria. E, allora, ci rivela l'avvocato Pinna, potrebbero sorgere delle criticità.
Le problematiche della nuova politica resi di Amazon
L'avvocato Corrado Pinna ci ha fatto notare che finora ci sono stati dei problemi di comunicazione che stanno creando molta confusione. "Comunicazioni ufficiali non ne abbiamo viste, neanche sul sito di Amazon, tra l'altro io sono cliente e non mi è stato ancora comunicato niente", ci ha spiegato l'avvocato. Questa mancanza di comunicazione non fa comprendere a chi è rivolta la nuova politica di resi. E, proprio qui, si cela il possibile inganno per i consumatori. Infatti, se la nuova politica di reso viene applicata anche a chi si è registrato su Amazon prima del 25 marzo, i diritti dei consumatori non verrebbero tutelati. "Da questo punto di vista si tratterebbe di una modifica di condizioni precedenti che, secondo noi, non sarebbe legittima", afferma Corrado Pinna.
Anche perché, ci ha ricordato l'avvocato, Amazon ha già diminuito il diritto di recesso a 14 giorni in passato. "Io ho verificato che in realtà le condizioni di vendita dall'agosto 2023 già prevedono un termine ridotto a quattordici giorni", ci ha detto l'avvocato. Affinché Amazon possa modificare i contratti stipulati in precedenza con i clienti dovrebbe esserci un motivo giustificato legato a un evento imprevedibile e straordinario. "Questo (motivo, ndr) non potrebbe certamente essere “Applichiamo la legge” perché la legge a cui facevo riferimento prima, cioè l'articolo 52 (del Codice di Consumo, ndr) che prevede i quattordici giorni, è del 2014", ha affermato l'avvocato. Insomma, la situazione è al momento poco chiara e l'avvocato Corrado Pinna crede che ci sarà più chiarezza solo quando Amazon invierà le comunicazioni ufficiali ai suoi clienti e agli organi di stampa. Sempre se deciderà di farlo. In ogni caso, Movimento Consumatori è pronta a seguire l'evolversi della situazione e, se necessario, a intraprendere diversi tipi di azioni legali per difendere i diritti dei consumatori.
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