Su RaiPlay c'è una fiction Rai con Claudio Gioè da recuperare assolutamente: non solo Màkari, andata in onda ieri su Rai 1 in prima serata con il secondo episodio della terza stagione in replica.
Un microfono, una voce calda nella notte, e storie che si intrecciano come fili elettrici sotto la pelle della società. “Passeggeri notturni” non è una semplice fiction Rai. È un viaggio breve, ma intenso dentro le pieghe più oscure dell’animo umano, guidato da uno straordinario Claudio Gioè nei panni di Enrico, speaker radiofonico e, suo malgrado, investigatore dell’anima. Trasmessa inizialmente su RaiPlay e poi su Rai 3 in un unico film-tv, la serie è tratta dalle raccolte di racconti di Gianrico Carofiglio, che con il suo stile asciutto e profondo ha ispirato una narrazione breve ma densissima.
La fiction Rai con Claudio Gioè da vedere: una storia di dolore e profondità umana
“Passeggeri notturni” è costruita su un formato insolito per la fiction italiana: dieci episodi da circa 13 minuti, tutti connessi da una trama orizzontale che si svela un tassello alla volta. L’ambientazione principale è la radio, luogo intimo e potente, dove ogni notte Enrico ascolta confessioni e storie di ascoltatori invisibili. E proprio da una di queste voci si apre il mistero che tiene insieme la serie: il suicidio di Sabrina, giovane donna fragile, apparentemente senza un motivo per togliersi la vita.
Da quel momento, la routine di Enrico cambia. La sua voce non basta più a contenere il dolore altrui: sente il bisogno di andare oltre, di cercare risposte, accompagnato dall’amico Nicola (Gianmarco Tognazzi), un poliziotto disilluso ma ancora legato alla giustizia. Quello che colpisce in “Passeggeri notturni” è la densità dei temi affrontati, con uno sguardo mai compiacente ma sempre diretto. La violenza sulle donne è il nodo centrale attorno a cui ruota tutto. Ma affiorano anche il tradimento, l’abuso di potere, la pedofilia, la manipolazione psicologica, il senso di colpa, l’incapacità di dire “no”.

Ogni episodio affronta una diversa declinazione del disagio contemporaneo, mostrando come anche chi parla ogni notte alla radio possa trovarsi smarrito, impotente, esposto. La figura di Enrico diventa allora lo specchio di chi ascolta: non un eroe, ma un uomo che prova a capire, a dare un senso. Dal punto di vista registico, Riccardo Grandi costruisce una narrazione intima, quasi teatrale. Gli ambienti, treni, case, studi radiofonici, sono spazi chiusi, come gabbie emotive. Il treno, in particolare, assume un ruolo simbolico: è il luogo degli incontri fortuiti, delle riflessioni non dette, delle vite che scorrono parallele. Nel cast anche Marta Gastini, nei panni della fragile Sabrina, è intensa, così come Nicole Grimaudo e Gianmarco Tognazzi, che danno spessore a personaggi secondari ma fondamentali per l’equilibrio della storia. Se amate particolarmente Claudio Gioè c'è un film su Netflix che non dovreste perdere.
Una produzione d’autore con ambizioni europee
Girata tra Bari e Milano, la serie è stata presentata al Bifest 2019, a conferma dell’intento autoriale del progetto. La Puglia diventa cornice insolita e affascinante per un noir che evita i cliché della grande metropoli e affonda le radici in una provincia sospesa tra bellezza e dolore. La distribuzione in anteprima su RaiPlay ha permesso di raggiungere un pubblico trasversale, sensibile alle nuove forme di racconto breve.
La successiva messa in onda su Rai 3 ha ampliato la visibilità, trasformando “Passeggeri notturni” in un caso interessante di crossmedialità ben riuscita. “Passeggeri notturni” è, in fondo, un atto di ascolto. La radio, oggi spesso dimenticata, torna ad essere spazio di confessione e memoria. Claudio Gioè incarna questa funzione: accoglie storie, le rilancia, le indaga. In tutto ciò, noi spettatori, ci ritroviamo dentro quelle voci, a volte scomode, a volte dolorose, ma sempre vere.