Serena Mollicone, si riapre il processo per il Delitto di Arce: i cinque imputati tornano in aula. La famiglia della vittima spera che si faccia finalmente luce su un caso ancora irrisolto
Riparte oggi il processo di appello per l’omicidio di Serena Mollicone, 18enne trovata senza vita il 3 giugno 2001 ad Arce, uccisa il 1° giugno. Si tratta di una lunga vicenda giudiziaria di fatto ancora irrisolta, tanto che questa mattina i cinque imputati tornano a varcare la soglia del tribunale. La Corte d'Assise di Cassino, infatti, lo scorso 26 ottobre ha accolto, in sede di udienza preliminare, le richieste della Parte Civile e della Procura Generale per la riapertura del processo.
Processo che il 15 luglio dell'anno scorso si era concluso con l'assoluzione dell'ex comandante dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, la moglie Annamaria ed il figlio Marco, che erano stati accusati di omicidio, insieme ad altri due carabinieri, il luogotenente Vincenzo Quatrale, accusato di concorso in omicidio, e l'appuntato Francesco Suprano, a cui era stato contestato il reato di di favoreggiamento.
In aula, oggi, i consulenti delle parti. Si valuterà, in corso d’opera, se ascoltare o meno i 44 testimoni richiesti dal procuratore generale, e ritenuti indispensabili ai fini dell’accertamento della verità. Tra questi, un teste particolarmente importante da ascoltare, ovvero l’ex comandante della stazione di Isola Liri.
Serena Mollicone, un caso ancora irrisolto: 22 anni dopo il delitto di Arce
Il corpo senza vita di Serena Mollicone fu ritrovato nel bosco Fonte Cupa, in località Anitrella. Il capo della vittima era stato avvolto all'interno di un sacchetto di plastica, mani e piedi legati con fil di ferro, mentre naso e bocca erano coperti da nastro adesivo.
Secondo la ricostruzione dell'accusa, Serena avrebbe avuto un acceso alterco con Marco Mottola, figlio dell'allora comandante dei Carabinieri di Arce, in una delle stanze della caserma riservata a residenza privata della famiglia. Qui sarebbe avvenuta una vera e propria colluttazione, nel corso della quale la giovane avrebbe sbattuto il capo contro la porta della stanza.
Dopodiché, sempre secondo quanto ipotizzato dai legali della famiglia della vittima, l'intera famiglia Mottola si sarebbe sbarazzata della giovane, la quale, però, sarebbe stata ancora in vita nei momenti in cui veniva trasportata nei boschi, e immobilizzata. La causa del decesso sarebbe stata asfissia: Serena sarebbe morta a causa della chiusura delle vie respiratorie, bloccate dal nastro adesivo, e dal sacchetto di plastica sul capo.
Il testimone chiave
Tra i testimoni più importanti di questa riapertura di processo, il luogotenente Gabriele Tersigni, ex comandante della stazione di Fontana Liri. Fu con lui che il brigadiere Santino Tuzi si sarebbe confidato, prima di togliersi la vita nel 2008. A quanto pare, Tuzi avrebbe riferito al collega di aver visto Serena entrare in caserma, e non uscire più.
La vicenda giudiziaria si riapre, per fare finalmente chiarezza su ciò che è realmente accaduto.
Serena Mollicone due giorni fa avrebbe compiuto 41 anni.
Ventidue anni di dubbi e dolore per la famiglia, che oggi torna a sperare e gridare e chiedere che venga fatta, finalmente, giustizia. La sentenza è prevista entro la fine di dicembre.
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