Caro latte, per gli allevatori produrlo costituisce una perdita: il prezzo di vendita danneggia il settore
Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un innalzamento notevole dei prezzi di numerosi prodotti di base nella nostra alimentazione. Riempire il carrello della spesa è divenuto improvvisamente un lusso, con gli italiani costretti a 'spezzettare' gli acquisti, per evitare la batosta alla cassa del supermercato. Scontrini salatissimi, e un'inflazione che sta mandando sul lastrico sempre più famiglie, come raccontano i più recenti dati Istat sulla condizione di povertà assoluta in Italia.
Olio, pasta e anche il latte: prodotti basilari (mica caviale e champagne), che costano assai in più rispetto a qualche anno fa. Interessante l'intervista, mandata in onda questa mattina su Canale 5, a un allevatore del Veneto. L'inviato di Mattino Cinque, trasmissione Mediaset, si è recato presso un'azienda agricola in provincia di Venezia. E qui l'analisi del gestore vale la pena riportarle.
Caro latte, la testimonianza di un allevatore: "Siamo in perdita"
Oltre 400 i capi di bestiame presenti in questa azienda, che costituisce, però, di fatto, un'attività al momento in perdita. A spiegare il perché ai microfoni di Mattino Cinque è quest'allevatore veneto, che testimonia come, oggi nel 2023, produrre latte non rappresenta più una fonte di guadagno.
Ogni litro di latte, infatti, all’allevatore costa 53 centesimi, ma lo rivende a 50 cent. "Noi abbiamo l'obbligo di consegnare il latte ogni giorno, perché, altrimenti, il giorno dopo non sarebbe già più un prodotto sano. Noi produciamo latte tutti i giorni, 365 giorni all’anno, visto che le mucche mangiano sempre, anche a Natale. Siamo soggetti a un mercato che non dipende da noi. Mentre la grande distribuzione e i trasformatori riescono a organizzarsi e a mettere dei prezzi comuni concordati, noialtri li subiamo. Quindi oggi un litro di latte ce lo pagano 50 centesimi più IVA, che è sottocosto".
C’è poi anche il discorso della concorrenza con l'estero. "Un fenomeno che il consumatore dovrebbe sapere. Noi facciamo un latte di qualità, e magari poi viene presentato sui banchi dei supermercati come prodotto italiano, ma di italiano ha ben poco. Noi importiamo latte, e i tedeschi vengono a comprarlo da noi perché costa meno che da loro. Da noi lo pagano 50 centesimi, mentre il latte spot, che è quello che comprano sul mercato, costa 55-56 cent".
"Ma il prezzo è fissato dal mercato?", chiede il conduttore di Mattino Cinque, Francesco Vecchi. "È questo il bello", risponde l'allevatore. "Noi abbiamo dei tavoli di trattativa, che normalmente, fino a qualche tempo fa, facevano riferimento ad accordi lombardi. Oggi, invece, non riusciamo a concordare in forma organizzata, perché non abbiamo più potere di trattativa. Oggi il costo, tra spese e consumi, è di 53 centesimi. Quindi siamo sottocosto. Il prezzo del latte, se lo rapportiamo a quello del 2000, che era ancora espresso in lire, e che era arrivato a circa 600 lire al litro, in rapporto a oggi, adeguandolo ai valori Istat, dovrebbe essere di 1 euro. E invece siamo a 50 centesimi". Sotto, quindi, della metà.
"Questa situazione porta i giovani a scappare via, mentre noi non riusciamo a fare investimenti. Nel 2002 c'erano 6600 stalle, oggi, invece, ce sono circa 670. Se si continua con questo prezzo, queste aziende sono solo rami secchi".
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