Milano, colloquio di lavoro da dimenticare. La testimonianza di Samantha: "Domande surreali, posto fisso sempre più un miraggio"
Invitiamo di continuo i nostri lettori a raccontarci le loro esperienze inerenti al mondo del lavoro. Tematica che trattiamo molto, e di cui non bastano mai le testimonianze. Tematica complessa, di cui urge parlare, e di farlo nel modo giusto. Il modo giusto, secondo noi, è quello di ascoltare i diretti interessati: gli aspiranti lavoratori, coloro che tutti i giorni si interfacciano con questa realtà. Quelli che vanno ai colloqui, che rispondono alle offerte lavorative, che si candidano per quante più posizioni aperte disponibili, così da avere più scelta, e più chance. Quelli che curano con dovizia di particolari i loro curriculum, che sussultano ad ogni messaggio ricevuto su Linkedin. La ricerca di un lavoro rappresenta sempre una fase molto delicata, in cui ci si mette in gioco, sfidando se stessi. Mettendosi, in effetti, un po' in vendita: presentandosi nella veste migliore, sperando di conquistare la fiducia e la stima del datore di lavoro.
Una fase di crescita, sì, ma anche di fatica. Perché quando si incorre in esperienze negative, come quelle di un colloquio andato male, la forza e la fiducia verso se stessi e verso la speranza di trovarlo, alla fine, il lavoro che sogniamo, si fa più flebile. Si appanna, e sta a noi tornare a credere che la prossima occasione, sarà quella giusta.
Ed è proprio una bella iniezione di fiducia in se stessa quel di cui ha bisogno Samantha, la lettrice che da Milano ci ha scritto, e che ringraziamo per la sua preziosa testimonianza. Il suo ultimo colloquio di lavoro, ci racconta la donna, madre di un bambino di 3 anni, è stata veramente negativa, e ci racconta il perché.
Milano, colloquio di lavoro pessimo. Samantha: "Domande inaccettabili"
Riportiamo integralmente la testimonianza di Samantha da Milano: "Ho lasciato il lavoro quattro anni fa, quando sono rimasta incinta di Loris, mio figlio. Prima facevo la commessa in un negozio di articoli sportivi ad Assago, dove vivevo con il mio compagno. Decidiamo di trasferirci a Milano dai suoi genitori, che hanno una casa proprio in centro. Ci sembrava una scelta sensata, sia per il lavoro del mio compagno, che a Milano ha più possibilità di crescita, che per me, che così godevo dell'aiuto dei miei suoceri".
"Ora che il bimbo è grande, posso finalmente tornare a lavorare, così da contribuire anch'io economicamente alle spese della famiglia. Sto cercando lavoro come commessa, ma l'ultimo colloquio è andato malissimo. Mi hanno detto che preferiscono assumere commesse senza figli. Quando gli ho fatto notare che ciò era assurdo, mi hanno chiesto: "Si pente di aver fatto un figlio? Non è affar nostro". Sono scappata via da lì, sconvolta. Non sono cose da dire a una madre, a una donna, a nessuno".
LEGGI ANCHE >>> Colloquio di lavoro per babysitter finisce malissimo: "La mamma è arrivata a..."