L'escalation del conflitto tra Israele e Palestina potrebbe avere importanti conseguenze sull'economia europea e, dunque, italiana, similmente alla guerra in Ucraina: il Codacons ha lanciato l'allarme, parlando dei potenziali effetti sul costo della benzina e non solo.
L'attacco da parte dell'organizzazione palestinese Hamas a danno dei cittadini israeliani, avvenuto nei pressi della Striscia di Gaza, nella prima mattinata dello scorso 7 ottobre, ha portato a un'escalation del conflitto israelo-palestinese, che dura, ormai, da quasi ottant'anni. Un conflitto di tali dimensioni ha, naturalmente, conseguenze geopolitiche decisamente importanti, che si riflettono sull'intero scenario politico internazionale. Non sono, però, da sottovalutare nemmeno le conseguenze economiche.
L'effetto di un conflitto di questo tipo può ripercuotersi, pertanto, anche sull'economia europea e, dunque, italiana, esattamente come nel caso della guerra in Ucraina. Il Codacons - Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori ha recentemente segnalato che le conseguenze della guerra in Israele potrebbero essere avvertite, in Italia, molto prima di quanto si possa pensare. In primis, sul costo della benzina. Già si vede con le quotazioni del petrolio: il prezzo del Brent è, infatti, salito a 87 dollari al barile, e rischia di aumentare.
Benzina e non solo: gli effetti della guerra in Israele sull'economia italiana
Abbiamo raggiunto telefonicamente il presidente nazionale del Codacons, Gianluca Di Ascenzo, che ci ha illustrato in maniera chiara e approfondita lo scenario che si potrebbe presentare a breve. "Negli ultimi giorni si è registrata una diminuzione del costo del carburante nei distributori. Però, stiamo leggendo che stanno aumentando le quotazioni dei barili di petrolio. E, quindi, ci aspettiamo inevitabilmente che, poi, dopo questo, arrivi anche ai distributori", ha spiegato, aggiungendo che, secondo una stima del Codacons, in media, potrebbe esserci un aumento di dieci centesimi al litro, e quindi circa 5 euro a pieno di carburante. Ciò significa, dunque, che, per un serbatoio di 40 litri, un pieno potrebbe costare anche più di 80 euro, se consideriamo che, attualmente, il prezzo della benzina è leggermente superiore a 1,90 euro. L'impatto totale sulle famiglie italiane, solo per i rifornimenti di carburante, arriverebbe a più di 390 milioni di euro al mese.
"Come è successo con la guerra in Ucraina, e in generale con i conflitti che hanno ripercussioni internazionali, i mercati si adeguano immediatamente, aumentando i costi delle quotazioni. E, quindi, se già si era avvertito un timore per il petrolio, con la diminuzione delle estrazioni, adesso si potrebbe ripresentare lo stesso problema. E non solo", ha annunciato Di Ascenzo.
L'effetto domino dell'aumento del costo del carburante
In effetti, potrebbero aumentare anche i prezzi del gas e, infine dei prodotti di natura alimentare. "L'instabilità politica che si potrebbe determinare con degli schieramenti sul territorio, pro Israele o viceversa, potrebbe portare a conseguenze importanti sull'aumento del prezzo del gas. Il Governo ha, giustamente, rassicurato i cittadini, spiegando che le scorte di gas ci sono e che non rischiamo di trascorrere l'inverno senza riscaldamento. Dall'altra parte, però, ci chiediamo cosa succederà alle bollette l'anno prossimo. Ci potrebbe, infatti, essere una ripercussione sul mercato energetico, non già dal prossimo trimestre, ma comunque dall'anno prossimo. Allo stesso modo, all'aumento del costo dei carburanti, seguirebbe l'aumento del costo dei generi alimentari che, appunto, vengono trasportati e distribuiti mediante il trasporto su gomma", ha continuato il presidente Codacons.
A partire dalla benzina, il conflitto in Israele innescherebbe, così, un vero e proprio effetto domino, che colpirebbe l'intero settore economico. "Per questo, abbiamo lanciato l'allarme, e chiediamo al Governo di monitorare quanto sta accadendo, non solo da un punto di vista politico ma anche per quanto riguarda l'andamento del mercato", ha concluso Di Ascenzo.
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