Roma, la testimonianza di una giovane cameriera sulle sue condizioni di lavoro: "Quello che pretende la mia superiore: me ne andrò all'estero: qui non c'è dignità"
"Non c'è dignità": fa male leggere queste parole, soprattutto se pronunciate da una giovane donna, appena entrata nel mondo del lavoro. A soli 24 anni, Chiara, il nome di una nostra lettrice, già non crede più nel suo futuro in Italia. E sta raccogliendo le informazioni necessarie per scappare via, "il più lontano possibile da questi datori di lavoro che si permettono pure di definirsi tali". Chiara fa la cameriera da tre anni e mezzo, e la sua esperienza è comune a tantissimi altri giovani che decidono di rimboccarsi le maniche e iniziare a lavorare da subito, appena conclusi gli studi scolastici. Ma l'impatto con il mondo del lavoro (e dello sfruttamento), catapulta subito la giovane nell'amara consapevolezza che la strada davanti a sé è solo una ripidissima salita.
Roma, lo sfogo di Chiara: "Cameriera dalle 9 all'una di notte senza sosta: stipendio? Non ne parliamo"
Chiara ci scrive da Roma, città in cui è nata e cresciuta. Una volta terminato il liceo di indirizzo psico-pedagogico, la giovane fa domanda per lavorare in un bar-pasticceria della sua città. "All'inizio ero entusiasta perché volevo semplicemente lavorare, e anche una paga piccola mi stava bene. Mi dicevo: "È la gavetta, migliorerà. Ma così non è stato", ci scrive Chiara.
"Lavoravo tutti i giorni dalle 9 del mattino all'una di notte, senza mai la gioia di godermi un giorno festivo a casa, con i miei familiari e il mio ragazzo. La domenica pranzavo a casa e subito correvo via, al bar. La mia vita era diventata questa. Sono scesa anche con la febbre per andare al lavoro. Il primo anno che facevo la cameriera lì, per le ferie ho ricevuto solo sei giorni di riposo ad agosto. "Per problemi lavorativi non vi posso dare di più", disse la mia datrice di lavoro a me e ai miei colleghi. Aggungendo poi che potevamo prenderci altri giorni di vacanza nel corso dell'anno, ma poi, quando mi sono concessa tre giorni di ferie a dicembre, mi ha tolto i soldi dalla busta paga".
"Hanno anche le pretese di farsi chiamare datori di lavoro"
"La cosa che più mi fa ridere è che queste persone, e ce ne sono tante in Italia, credono di essere datori di lavoro: pagano i dipendenti quattro soldi e poi hanno queste pretese.
I datori di lavoro sono altri. I sacrifici che ho fatto là dentro? Lo so solo io".
Chiara ci scrive perché, dice, "c'è bisogno che qui in Italia le cose cambino, e al più presto.
Adesso il mio piano è quello di andare all'estero, pensavo a Barcellona".
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