La Corte di Cassazione ha pronunciato un'importante sentenza, che potrebbe interessare tutti i possessori di un cellulare smartphone. Ecco tutti i dettagli sulla questione.
Le origini dei telefoni cellulari sono da individuare nella fine degli anni Cinquanta del Novecento. È in quel periodo, infatti, che fu inventato un prototipo di telefono 'portatile' e trasportabile, che potesse telefonare senza un supporto fisso. Il primo telefono cellulare messo in commercio, invece, è stato il Motorola DynaTAC. Questo tipo di cellulare era molto simile alla cornetta di un telefono delle cabine telefoniche cittadine, e costava diverse migliaia di dollari. L'introduzione di questo strumento risale, naturalmente, agli anni Ottanta, e cioè il primo decennio di quella che può essere denominata come 'età moderna della tecnologia'.
Lo sviluppo vero e proprio dei telefoni cellulari, però, si ebbe negli anni Novanta, quando diventarono più accessibili a tutti. Diverse aziende iniziarono a produrre questi dispositivi, e il settore commerciale dei telefoni cellulari diventò sempre più ampio. Questo portò a un lavoro sempre maggiore su questi dispositivi che, naturalmente, ebbe la sua evoluzione nel decennio successivo, con lo sviluppo degli smartphone. La parola 'smartphone' è l'unione tra 'smart' e 'phone', e cioè 'telefono intelligente'. E, in effetti, da semplice telefono portatile, il cellulare è diventato un dispositivo che svolge quasi tutte le funzioni degli altri dispositivi elettronici.
Cellulare, attenzione ai gruppi Telegram: la sentenza della Corte di Cassazione parla chiaro
Adesso, ci sono molti altri canali di comunicazione con le altre persone, oltre alle telefonate e, naturalmente, agli sms. Uno dei più comuni è la messaggistica istantanea, che dà la possibilità di chattare con altre persone, singolarmente e anche in gruppo. App come WhatsApp o Telegram, infatti, danno la possibilità di entrare in gruppi, nei quali è possibile chattare con altre persone. Per il primo, è necessario il numero di cellulare per l'iscrizione, mentre per il secondo è sufficiente anche il solo contatto e username. La recente sentenza della Corte di Cassazione riguarda proprio questi ultimi gruppi.
@angelogrecoofficial Attenzione ai gruppi #telegram e alle #immagini che circolano. La #cassazione è stata molto dura #legge #reato #gruppo
Come ha spiegato Angelo Greco, noto avvocato italiano e direttore della pagina La Legge per Tutti, con la sentenza n. 36572 del 4 settembre 2023, la Corte di Cassazione ha stabilito che, da adesso, scatta il reato di vera e propria detenzione di materiale pedopo********co, anche nel caso in cui una persona facesse parte di un gruppo Telegram in cui si è scambiato questo materiale, anche se non dovesse aver scaricato nulla. Non c'è, dunque, più differenza tra il download del file compiuto sullo smartphone e il semplice acceso all'archivio condiviso tra i membri della chat. È necessario, però, che la partecipazione sia consapevole.
Nel caso in cui, infatti, si entrasse in chat in buona fede, e solo dopo si accorgesse della presenza di materiale vietato, non sarebbe colpevole, a patto che esca subito, naturalmente, dalla chat stessa. Attenzione, dunque, sempre a questi gruppi e, nel caso in cui scopriate di farne parte, uscite e denunciateli anche alla Polizia Postale.
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