Da quasi quarant'anni la pensione INPS subisce la cosiddetta perequazione annuale. Ovvero un aumento dell'assegno mensile a seconda del dato annuale dell'inflazione registrata dall'ISTAT. In realtà parlare di "aumento" farebbe credere che sia sempre assicurato il rialzo, quando in realtà può addirittura accadere il contrario. Ci sono infatti dei casi in cui a fine anno la pensione ti può venire ridotta.
Una volta la pensione era indicizzata alle buste paga nazionali, ma con la riforma Amato del 1992 la perequazione è diventata priorità dell'inflazione. Come strumento la perequazione permette di adeguare sia le uscite reddituali pubbliche (appunto le pensioni INPS) in rapporto al prezzo di beni e servizi correnti in quel dato anno. E se in periodi come questi dovrebbe aumentare, essendo l'inflazione alta, ci sono invece casi in cui può scattare una riduzione. O dei veri e propri tagli improvvisi, tutti a norma di legge.
Quando viene ridotta la pensione INPS a fine anno
Supponiamo tu abbia lavorato tutta la tua vita, facendo (fortunatamente) un lavoro che ti permettesse di versare molti contributi a fine anno. Alla fine della tua carriera vai in pensione, e i contributi versati riescono a garantirti un ottimo assegno mensile. Nel corso di pochi anni, però, l'inflazione divora sempre più il tuo potere d'acquisto, e speri che scatti la perequazione per la tua pensione. In pratica quello che ha sperato questo utente di Twitter.
Se non succede, può essere dovuto a tre casi precisi. Il primo è che il FOI dell'IPAC (ovvero l'indice dei Prezzi al Consumo indicizzato per Famiglie Operaie e Impiegati) abbia segnalato nei primi 9 mesi una bassa inflazione media. Questo può succedere anche se negli ultimi 2-3 mesi l'inflazione sia aumentata in maniera esponenziale. Essendo il FOI l'indicatore chiave per le perequazioni, se non è alto non scatta la perequazione. Anzi, se addirittura è a segno negativo, come stabilito dalla Riforma Amato del 1993, la perequazione può procedere per riduzione, e applicare un taglio sulla tua pensione INPS.
Gli altri due casi riguardano per lo più decisioni ad hoc volute dal Governo in sede di Legge di Bilancio. In genere elaborata tra settembre e novembre, e se il Governo non individua le risorse necessarie per garantire l'aumento delle pensioni INPS, non potrà procedere in alcun modo alla perequazione. Addirittura (e questo è il terzo caso), può esserci un ricalcolo delle perequazioni, alla stregua di un conguaglio di fine anno. Come accaduto per le pensioni di giugno, se sono stati effettuati dei calcoli errati da parte dell'INPS, e hai beneficiato per mesi di un aumento non previsto, dovrai restituire le somme. In genere questo prevede una riduzione dell'assegno per un numero definito di rate, così da ripagare il debito senza rischiare che il pensionato eviti i pagamenti. Purtroppo nemmeno le pensioni INPS sono più sicure in periodi come questi.
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