Carlo Calenda ha recentemente dichiarato di essere contrario al premierato. Ma fino a pochi mesi fa la sua posizione sull'elezione diretta del presidente del Consiglio era diametralmente opposta.
Carlo Calenda ha cambiato radicalmente idea sull'elezione diretta del presidente del Consiglio in pochissimo tempo. E' quanto emerge da un articolo di Pagella Politica, un progetto editoriale che si occupa di fact-cheking e di analisi dell'attualità politica. Fino a poco tempo fa, la riforma cara al governo Meloni veniva difesa a spada tratta dal leader di Azione. Poi qualcosa è cambiato.
In una diretta su Facebook del 27 agosto, il leader di Azione è stato molto chiaro. "L'elezione diretta del presidente del Consiglio non c'è in nessuna parte del mondo", ha spiegato Carlo Calenda. Il motivo di ciò, secondo il leader di Azione, sarebbe molto semplice: "Se hai un presidente della Repubblica non eletto e un presidente del Consiglio eletto dal popolo, di conseguenze il presidente della Repubblica non conta più niente". Inoltre, un premier eletto direttamente dal popolo non potrebbe "essere sfiduciato senza far cadere la legislatura". Questo problema, secondo Calenda, farà in modo che i parlamentari, pur di conservare il posto, non sfiduceranno più i governi.
Con queste argomentazioni si può essere d'accordo o meno, ma la cosa grave di tutto ciò è che Carlo Calenda ha difeso più volte in passato la giustezza del premierato.
La mutevole posizione di Carlo Calenda sul premierato
La riforma era addirittura presente nel programma con il quale il partito di Carlo Calenda si è presentato alle scorse elezioni politiche. Il punto 3 del capitolo "Riforme istituzionali" del programma di Azione era chiaro sul tema. Per cercare di "ripristinare il rapporto di fiducia" tra istituzioni e cittadini e "garantire maggiore stabilità ai governi", Carlo Calenda proponeva di istituire "l'elezione diretta da parte dei cittadini del presidente del Consiglio".

A giugno, il leader di Azione aveva già cambiato parzialmente idea. Commentando la proposta fatta da Giulio Amato su La Repubblica, Carlo Calenda ha scritto che "l'indicazione del premier (sulla scheda elettorale, ndr) funziona meglio dell'elezione diretta", in quanto "eviterebbe uno squilibrio con il Quirinale" e permetterebbe di sfiduciare l'esecutivo senza compromettere l'intera legislatura.
In questi ultimi giorni, poi, è arrivata la virata di 180° gradi. L'elezione diretta del premier, ora, per i motivi indicati all'inizio dell'articolo, non piace più a Carlo Calenda.
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