martedì, Ottobre 3, 2023
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Tassa sugli extraprofitti: La bomba a orologeria per i tuoi risparmi?

Con l'introduzione della tassa sugli extraprofitti bancari, non sono mancati i timori di ritrovarsi con un'arma a doppio taglio, in qualità di risparmiatore. A pagare effettivamente sono le banche, secondo quanto stabilito dal decreto Omnibus, ma questa "perdita" dovrà pur essere compensata in qualche modo, se vogliono mantenere gli utili sopra una certa soglia. Infatti il rischio che si tratti di una bomba a orologeria per i risparmi dei correntisti non è così infondata.

Quando si parla di tassazione straordinaria, bisogna immediatamente andare a vedere chi è l'ultimo anello della catena economica. Nel caso del sistema bancario, colpito dalla tassa sugli extraprofitti, dopo la banca e l'intermediario c'è il correntista risparmiatore. Ad oggi il risparmiatore si ritrova a pagare, se correntista, il canone mensile/annuo, più ulteriori extra per servizi e opzioni. Se solo librettista (cioè possessore di un libretto di risparmio) ha solo gli interessi sul capitale vincolato, detratti costi di servizio e ritenute fiscali. Una situazione delicata che potrebbe venire sconvolta dalla tassa sugli extraprofitti?

La bomba della tassa sugli extraprofitti ricadrà sul correntista?

Secondo alcune stime della Ragioneria di Stato, la tassa sugli extraprofitti potrebbe far guadagnare allo Stato tra i 2,6 e i 5,2 miliardi di euro. Ma questo dipenderà anche dal prelievo fiscale stabilito: più il Governo dovesse venire incontro alle banche, meno sarà il prelievo. Probabilmente quest'ultima sarà la direzione governativa, anche perché il rischio di una ricaduta sui correntisti si fa sempre più realistico. Molti sui social temono questo, che alla fine "la tassazione degli extraprofitti la pagheranno i correntisti", come asserisce questo utente di Twitter.

Anche se con tutti i distinguo della situazione. Gli analisti sospettano che le banche aumenteranno i costi di commissione e spread applicato sui tassi d'interesse di mutui e prestiti. Se il correntista non ha investimenti, servizi o prestiti in essere o da valutare con le banche, il suo unico problema potrebbe essere un aumento del canone mensile del conto corrente. O se librettista, un aumento delle commissioni a detrazione dell'interesse sui capitali vincolati, probabilmente invariato per evitare altre "perdite" alla banca.

Sono prospettive che potrebbero essere deleterie per le banche. In un regime di libero mercato, ci sarà sempre la banca disposta a offrire costi di commissione o interessi più contenuti, pur di avere clienti e capitali in cassa. Il correntista potrebbe chiudere conto corrente o libretto e passare alla concorrenza: la Legge prevede il trasferimento dei conti entro 12 giorni dalla richiesta ufficiale. In caso di prestiti o investimenti, il discorso è lo stesso: una banca più economica in tutto c'è sempre. Per i mutui può richiedere la surroga, per i prestiti il consolidamento con un'altra banca. Per gli investimenti c'è il rischio della penale, ma questo dipende dal fondo che hai sottoscritto. In tutti questi casi, comunque, la tassa è evitabile come correntista. Il problema sarà per la banca come investitore: difficilmente una banca si sentirebbe molto propensa ad acquistare Titoli di Stato da parte di un Paese che tassa le banche.

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