La Cina, in una nota rilasciata dal suo ministero, ha rivelato di aver scoperto un "caso di spionaggio" riguardante un proprio cittadino che, trovandosi in Italia, avrebbe passato informazioni sul paese alla CIA.
Il Ministero per la Sicurezza Nazionale cinese ha comunicato di aver individuato una spia che lavorava al soldo degli Stati Uniti. "Dopo un'accurata indagine, le autorità di sicurezza statale hanno ottenuto prove delle attività di spionaggio di Zeng e in accordo con la legge hanno preso le misure coercitive per eliminare il danno nella forma opportuna" ha ambiguamente riferito il Ministero in un comunicato, senza entrare nei dettagli.
La storia della presunta spia
Zeng, 52 anni, era stato mandato in Italia dalla sua azienda, un importante gruppo industriale cinese nel 1971, per motivi di studio. In quegli anni, Zeng sarebbe stato contattato da Seth, un dipendente dell'ambasciata statunitense a Roma. Un agente della CIA, secondo la versione cinese. Dopo aver stretto amicizia, in diverse occasioni Zeng avrebbe fornito "una grande quantità di informazioni fondamentali sulla Cina" a Seth. Zeng sarebbe stato manipolato dal presunto agente della CIA che gli avrebbe promesso tanti soldi e il trasferimento suo e della famiglia negli Stati Uniti in cambio delle preziose informazioni. Zeng, secondo le autorità cinesi, avrebbe stipulato anche un contratto con gli americani e ricevuto una formazione prima di tornare nel Paese.
La stretta della Cina sullo spionaggio
Nell'ultimo periodo, il gigante asiatico, ha preso svariate misure di controspionaggio per tutelare i propri interessi nazionali. A luglio la Cina ha approvato la legge anti-spionaggio che vieta ai propri cittadini di divulgare informazioni sulla sicurezza del paese e i propri interessi nazionali. La legge non è piaciuta ai partner occidentale della Cina. L'ambasciatore della UE a Pechino, Jorge Toledo, ha detto lo scorso maggio che l'apertura dell'economia cinese era incompatibile con la legge anti-spionaggio.
Lo spionaggio cinese in Italia
Accuse di spionaggio erano nei mesi scorsi state rivolte anche alla Cina da parte dell'Italia e da altri paesi europei. La Cina, infatti, tramite associazioni culturali sparse in giro per il mondo (in Italia se ne contano 11), condurrebbe attività di per controllare la fedeltà della popolazione cinese all’estero e per sorvegliare i dissidenti, costringendoli a rientrare in patria attraverso minacce anche a parenti e amici in Cina. Vere e proprie stazioni di polizia cinesi mascherate da enti culturali. E non è da escludere che al loro interno si effettuino anche operazioni di spionaggio sui paesi in cui si trovano.
L'accusa cinese si inserisce in un più ampio quadro di spionaggio e controspionaggio che vede coinvolti la Cina e i paesi occidentali.
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