I golpisti del Niger hanno rifiutato un ulteriore tentativo di mediazione, che appare ormai sempre più lontana. La possibilità di un intervento militare esterno per ripristinare l'ordine costituzionale. La diplomazia arranca.
La giunta militare salita al potere in Niger ormai due settimane fa in seguito a un colpo di stato non ha accettato il tentativo di mediazione. La delegazione formata da rappresentanti Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS), dell'Unione Africana e delle Nazioni Unite, ha ricevuto il rifiuto dei militari per presunti "motivi di sicurezza". Il tentativo di mediazione è arrivato dopo il termine dell'ultimatum avanzato proprio dall'ECOWAS per far tornare la giunta golpista sui suoi passi. I paesi dell'ECOWAS avevano intimato un intervento armato per riportare al potere il presidente democraticamente eletto qualora la giunta entro domenica scorsa non avesse ripristinato l'ordine costituzionale in Niger. Scaduto l'ultimatum, però, l'ECOWAS non è passata all'azione. La volontà sembra essere quella evitare a tutti i costi un ulteriore escalation militare del conflitto.
Il tentativo diplomatico targato USA
Scartata ormai quasi certamente l'opzione militare, il tentativo resta quello di risolvere la crisi in Niger per via diplomatica. Una piattaforma di opposizione alla giunta militare che ha l'obiettivo di riportare al potere il presidente democraticamente eletto. In mattinata, il segretario di stato americano ha parlato telefonicamente proprio con il presidente destituito che si trova nelle mani dei golpisti. Antony Blinken ha riferito i "continui sforzi degli Usa per trovare una soluzione pacifica della crisi costituzionale in corso". Ieri, il sottosegretario di stato USA si è recata di sorpresa a Niamey, capitale del Niger. Victoria Nuland è riuscita a strappare un incontro con alcuni rappresentanti della giunta golpista, i quali, però, non hanno accolto i suggerimenti degli Stati Uniti per cercare di ripristinare l'ordine democratico.
Le ombre russe in Niger
Il timore degli USA è che il Niger si avvicini sempre di più alla Russia e alla compagnia di mercenari della Wagner. I mercenari russi sono già presenti in diversi paesi africani per tutelare gli interessi del Cremlino nell'area. Nelle manifestazioni a favore del colpo di stato dei giorni scorsi, i nigerini hanno sventolato anche bandiere russe. In alcuni casi, i manifestanti hanno sventolato anche bandiere del gruppo Wagner. Gli ucraini hanno addirittura affermato che un volo con mercenari della Wagner sarebbe recentemente partito dalla Bielorussia diretto proprio verso l'Africa occidentale.
A prescindere da come si evolverà la crisi, è certo che sarà la popolazione civile a pagarne le conseguenze in un paese in cui già prima del golpe oltre 4 milioni di persone necessitavano di assistenza umanitaria d'emergenza.
LEGGI ANCHE: Senegal, tiktoker testimonia un'usanza tipica: per strada accade sempre una cosa insolita