Da due anni molti hanno potuto beneficiare del bonus benzina, almeno fin quando lo Stato poteva finanziare quest'agevolazione fiscale. Anche quest'anno se n'è parlato del bonus benzina, ma meno rispetto agli anni precedenti. Anzi, da diverso tempo in pochi si sono domandati che fine avesse fatto questo benefit fiscale. In effetti, come misura, alla fine non è convenuta molto, anche per via della sua natura poco equilibrata tra le varie tipologie di lavoratori.
Per bonus benzina si intende non un credito in denaro, ma una semplice agevolazione fiscale che permetteva al lavoratore di poter decurtare dal proprio imponibile reddituale i costi della benzina, fino ad un massimo di 200 euro. Questo bonus ebbe larga fortuna nel 2021 e nel 2022, perché a causa dell'inflazione e del caro benzina dovuto alla crisi russo-ucraina, il pieno di benzina era diventata una spesa ingestibile. Il Governo Draghi addirittura confermò il cumulo del bonus con il fringe benefit già previsto a livello fiscale, così da garantire oltre 450 euro di credito fiscale. Ma l'attuale Governo ha preferito valutare ulteriori formule per agevolare gli automobilisti, e ha lasciato un po' in sordina il bonus benzina. Anche se non sono mancate le modifiche ai requisiti d'accesso.
Perché il bonus benzina nel 2023 è poco richiesto
Il successo del bonus benzina era dovuto prima alla sua elasticità fiscale: non concorreva alla formazione dei redditi, ed era defiscalizzato anche per il datore di lavoro. Va da sé che potevano beneficiare del bonus solo i lavoratori dipendenti, e solo se il datore di lavoro aveva le risorse per garantirlo. Ma ciò che ha reso il bonus benzina 2023 poco appetibile nel corso dell'anno è il fatto che, a fini previdenziali, esso concorra nel calcolo dell'imponibile. Secondo quanto previsto dal decreto 5/2023, se il bonus benzina poteva essere escluso alla formazione del reddito, non lo è a fini contributivi.
Pertanto, se ottieni 200 euro come bonus per fare il pieno di benzina, ti andranno nell'imponibile INPS. Anche se questo significa avere una minore imponibilità fiscale, dato che pagherai più contributi. Questo non solo ha fatto agitare molto i potenziali beneficiari, ma anche i datori di lavoro, che si ritrovano a dover scontare almeno il 30% di maggiori costi, a causa di questo "scoperto" a livello di esenzione previdenziale. Per certi versi è ancora un po' contraddittorio. Il principio di armonizzazione (art. 51 del DPR 917/1986) garantisce l'esenzione per entrambi i fronti: fiscale e previdenziale. Eppure non è andata così per il bonus benzina.
Questa "irregolarità" s'è abbattuta anche sulle nuove categorie beneficiarie, come tutti coloro che lavorano anche per studi professionistici o autonomi. In ogni caso, si calcola per il lavoratore una trattenuta minima del 10% (10 euro ogni 100 euro di buono). E se si aveva in ballo di accedere allo sgravio contributivo IVS, se vai oltre i 25.000 di reddito, vai dal 3 al 2% di sgravio. E se superi i 35.000 euro, perdi il benefit fiscale.
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