La provincia italiana con l'inflazione più alta non è Milano: lo studio del Codacons sul livello generale dei prezzi nel nostro Paese
Attraverso un comunicato stampa, pubblicato questa mattina dall'ISTAT - Istituto nazionale di statistica, è stata confermata l'ultima previsione sull'indice dei prezzi al consumo in Italia. In particolare, è stato stimato che nel mese di maggio 2023, il NIC, e cioè l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,3% su base mensile e del 7,6% su base annua. Confrontato con l'indice nazionale dei prezzi al consumo registrato nel mese di aprile 2023 su base annua, si è registrato un decremento: ad aprile, infatti, il NIC su base annua era dell'8,6%.
Questo dato dimostra una decelerazione del tasso di inflazione in Italia: decelerazione che, principalmente, è dovuta a un netto rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici, soprattutto di quelli non regolamentati. Nello scorso mese di maggio, infatti, il livello dei prezzi relativo a questi ultimi è stato del +20,3%, contro il 26,6% del mese di aprile. Anche il prezzo degli alimentari lavorati è diminuito, dal +14,0% al +13,2%. Sono aumentati, invece, i prezzi degli alimentari non lavorati e dei servizi relativi all’abitazione.
Inflazione a Milano e nelle altre città italiane: il commento del Codacons sui dati Istat
Il Codacons - Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori ha diffuso un nuovo comunicato sui dati pubblicati dall'Istat, sottolineando che l'inflazione è scesa "solo grazie al rallentamento dei beni energetici", e che la decelerazione è principalmente un effetto ottico. Il Codacons ha specificato, infatti, che un'inflazione al 7,6% si traduce in una maggiore spesa su base annua pari a +2.879 euro per un nucleo con due figli, e di +2.223 euro per una famiglia con un figlio. Inoltre, solo per mangiare, un nucleo spende in media 907 euro in più, a parità di consumi.
Il Codacons ha aggiunto, poi, che le differenze territoriali sono molto grandi. Se la media italiana del tasso di inflazione è, infatti, del +7,6%, infatti, le differenze tra le varie province sono numerose. Il tasso d'inflazione più alto nel nostro Paese, attualmente, è della provincia di Genova: nella provincia ligure il livello generale dei prezzi è, infatti, del +9,5%. Seguono questa provincia, le province di Messina e di Firenze, dove il tasso per il mese di maggio 2023 è del +8,4%. A Milano, invece, è poco più alto della media: +7,9%. Le province con il tasso più basso sono, invece, Catanzaro e Potenza, rispettivamente a +6% e a +5%. Roma e Napoli sono in linea con la media italiana, al 7,6%.
Le parole del Presidente Codacons e la classifica delle città dove i prezzi crescono di più
"I numeri dell'Istat non possono rassicurare gli italiani, perché la frenata dell’inflazione è da attribuire unicamente all'effetto ottico dell'energia, mentre per i beni più acquistati dalle famiglie i prezzi continuano a rimanere su livelli preoccupanti", ha concluso Carlo Rienzi, il Presidente Codacons, chiedendo un nuovo intervento "sui listini al dettaglio nei settori dove i prezzi crescono di più".
Aggiornamento delle 11:39: con la pubblicazione di un nuovo comunicato stampa, il Codacons ha realizzato la classifica ufficiale delle principali città italiane (comuni con più di 150 mila abitanti) dove i prezzi crescono di più a maggio, e il relativo effetto sulle famiglie residenti in base alla spesa per consumi, diversa da provincia a provincia. Tale classifica mostra che, nonostante a Genova l'inflazione sia più alta, è sempre a Milano che si registra l’effetto più pesante sulle tasche delle famiglie, con un aggravio di spesa pari in media a +2.144 euro a nucleo, nonostante il tasso del 7,9%. Di seguito, potete leggere l'intera classifica ufficiale delle principali città italiane (comuni con più di 150 mila abitanti).

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