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Paolo Antonacci vuota il sacco sullo zio rapper Tredici Pietro: "Non sono come lui, vi dico perché"

Cosa pensa Paolo Antonacci del percorso artistico e professionale di suo zio, il rapper Tredici Pietro? Lo ha rivelato nella sua ultima intervista.

Il figlio di Biagio Antonacci e Marianna Morandi, in una lunga intervista al Corriere si è raccontato circa i suoi trascorsi e soprattutto, la sua carriera da autore. Due delle canzoni che più hanno avuto successo nel corso dell'ultimo Festival di Sanremo, vedono la sua firma. Una penna in continua evoluzione, mai banale che passa dall'amore carnale e quello spirituale con una naturalezza e talvolta, un'ironia disarmanti.

Collabora con artisti come Fedez, Annalisa e appunto, il fenomeno Tananai. Ha raccontato di aver sofferto, per via della forte eredità artistica che è parte della sua famiglia. Oltre ad essere figlio di uno dei cantautori più amati in in Italia, è nipote dell'eterno ragazzo Gianni Morandi. C'è stato spazio appunto, per parlare della sua famiglia e di come lo abbia influenzato nel suo percorso, che è appena sbocciato e destinato a diventare ancora più consistente di quello che è.

Paolo Antonacci su Tredici Pietro: "Ha avuto coraggio"

Un autore preferisce sempre mantenersi in sordina, in un piccolo spazio che in realtà però, costituisce gran parte del successo e una riuscita di un brano. In relazione a questo, Paolo si differenzia notevolmente dal padre, il nonno, il fratello Giovanni e lo zio Tredici Pietro. Il figlio che Morandi infatti, ha avuto con la seconda moglie Anna Dan, è un rapper che spopola tra i giovanissimi. Tra di loro c'è un ottimo rapporto, ma sono molto diversi per quel che riguarda le loro scelte di vita in ambito lavorativo.

"Leo Gassman e mio zio Tredici Pietro, hanno avuto coraggio a metterci la faccia. Come autore in fondo, vivi più vite, se un attore che interpreta personaggi diversi in ogni film".

La differenza è che il primo figlio di Antonacci, ha preferito muovere i fili da lontano: essere l'autore e potersi esprimere in svariati modi, senza rischiare di essere 'sgamato', e quindi sentirsi a disagio in determinate situazioni. Paolo ha ammesso di aver sentito talvolta il peso di un bagaglio familiare tanto pesante, ma di averne preso il meglio, musicalmente e non solo. Ha addirittura sofferto, assumendo all'età di 20 anni degli antidepressivi per uscire da tale periodo di inquietudine. Ora però è tutto finito e ha rivelato al Corriere, di essere a lavoro per quello che probabilmente, sarà il tormentone estivo da lui sfornato: a chi sarà destinato?

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