gay

"Ho scoperto che mio figlio è gay e l'ho costretto a...": la confessione shock di una madre, cosa fa dopo ha dell'incredibile

La mail che ci ha inviato una nostra lettrice, che ci chiede aiuto: le sue riprovevoli azioni compiute dopo aver scoperto che suo figlio è gay

È una storia triste che si ripete sempre. Il coming out di una persona omosessuale, costretta, a causa di una società ancora molto indietro da questo punto di vista, a nascondersi. Come se amare una persona dello stesso sesso sia qualcosa di strano, o ancora di peccaminoso. Accade ancora oggi, e accade proprio in Italia: ragazzi e ragazze omosessuali discriminati e costretti a passare attraverso l'inferno per via del loro orientamento sessuale. La storia che vi raccontiamo oggi ha come protagonisti Letizia (di cui non sveleremo il cognome per una questione legata alla privacy) e suo figlio Ivan. Lei, 48enne madre single, un giorno scopre, per caso, dell'omosessualità del figlio di 16 anni. E la sua reazione rischia di compromettere per sempre il rapporto con Ivan. Di seguito, la sua testimonianza:

"Quello che saliva sempre in cameretta da lui credevo fosse solo un amico. Dopo scuola, ormai tutti i giorni da mesi, si chiudevano in quella stanza per, come credevo io, studiare insieme, o giocare alla PlayStation. Ma le cose stavano diversamente, e il modo in cui l'ho scoperto mi ha lasciata senza parole. Non sospettavo di nulla, davvero di nulla: sono entrata di colpo nella stanza di Ivan solo per portargli il bucato pronto. Mai e poi mai avrei pensato di trovarmi di fronte quella scena: mio figlio steso sul suo 'amico', che intanto aveva i pantaloni abbassati. Ho urlato fortissimo, facendo cadere per terra i panni che portavo in mano. Loro due sono saltati giù dal letto, con Ivan che a sua volta gridava, in preda all'ira: "Chi ti ha detto di entrare?!". Mi si è gelato il sangue delle vene. E quel che ho fatto dopo mi fa vergognare di me".

Scopre che suo figlio è gay, la scioccante reazione di una madre

Il racconto di Letizia prosegue così: "Ho perso la testa, ero fuori di me. Ho afferrato mio figlio e l'ho trascinato di peso sotto la doccia. Ho aperto il rubinetto e l'ho costretto a lavarsi sotto l'acqua gelata. Ivan urlava, disperato, mi pregava di lasciarlo andare. Non so cosa mi sia preso in quel momento: vedevo nero, avevo solo bisogno che mio figlio si lavasse via la colpa di cui si era macchiato. Quando ho realizzato, quando finalmente sono tornata a ragionare, ho guardato mio figlio per quel che era davvero: un ragazzino impaurito, tremante, terrorizzato della sua stessa madre. Sono scappata via, singhiozzando, e ho lasciato casa per due giorni".

Un racconto duro, fortissimo, che si chiude, purtroppo, così. Non sappiamo cosa sia successo dopo, se Letizia sia o meno tornata dal suo Ivan. Se i due abbiano parlato, se la 48enne abbia compreso la gravità delle sue azioni. Una cosa è sicura: il comportamento di questa madre è da condannare nella maniera più assoluta. Amare non è mai un peccato. Amare non è mai una colpa.

L'importanza di amare, e di essere amati

Purtroppo, ad oggi, sono ancora tantissimi gli episodi che denotano quanto nel nostro Paese il problema della discriminazione sessuale sia ancora assai presente. Due gli episodi più recenti che hanno colpito la comunità arcobaleno, verificatisi uno in provincia di Pistoia e l'altro in Calabria. Vandalizzata dapprima la panchina rainbow di Agliana, a cui è stata staccata una targa commemorativa. Mentre a Reggio Calabria la bandiera dei colori dell'arcobaleno è stata bruciata e gettata in un cestino. Entrambi i fatti sono stati denunciati da Arcigay tramite la sua pagina Facebook.

La denuncia di Arcigay: due atti di discriminazione contro la comunità LGBTQ+ avvenuti nel Pistoiese e a Reggio Calabria

LEGGI ANCHE >>> "Ho beccato mio marito in atteggiamenti sospetti con la mia collega: che devo fare adesso?"