Borseggiatrici a Milano, il caso che terrorizza i passeggeri della metro del capoluogo della Lombardia: tutte le novità
Si apre un nuovo, duro capitolo del caso delle borseggiatrici che a Milano fanno incetta di rapine tra i passeggeri della metropolitana. La questione, fino a pochi mesi fa nota solo in città, arriva oggi alla ribalta nazionale tramite Monica Romano, consigliera comunale a Milano e vicepresidente della Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili del primo comune della Lombardia. Oggi, la politica Dem sferra un nuovo, deciso attacco sulla questione, e le polemiche sono assicurate.
Ma facciamo un passo indietro per capire come e da dove tutto ha avuto inizio. Il caso è chiaro: la metropolitana, in particolar modo, ma, in generale, un po' tutti i mezzi di trasporto di Milano, vivono da tempo una problematica comune a tutte le grandi città. Quella, cioè, dei borseggiatori, e quindi ladruncoli che agiscono nell'ombra e, infilando con scaltrezza le mani dentro tasche e borse dei passeggeri, li derubano.
Borseggiatrici a Milano, la pagina Instagram che denuncia le borseggiatrici e la polemica della consigliera Romano
La questione, come detto, tristemente diffusa ovunque, a Milano ha assunto proporzioni via via più preoccupanti. Tanto che è nata, dai cittadini, l'esigenza di mettere in guardia tutti contro, in particolare, un gruppo di ladre divenute praticamente professioniste nel sottrarre soldi, cellulari e portafogli ai poveri utenti che viaggiano a bordo della metro. Di segnalazione in segnalazione, nei mesi scorsi è nata una pagina Instagram, tale 'Milano bella da dio borseggi', branchia, a sua volta di 'Milano bella da dio', su cui invece si pubblicano ogni giorno anche qui segnalazioni inerenti tutti i disservizi presenti in città.
Se in un primo momento le denunce si limitavano a segnalare i luoghi dove i furti erano più frequenti, pian piano, con l'aumentare dei furti e, di conseguenza, dell'esasperazione e della rabbia dei cittadini, è cambiato anche la modalità di denuncia di queste persone.
Il cui viso viene puntualmente mostrato nelle storie Instagram della suddetta pagina. Sulla questione è intervenuta la consigliera comunale Monica Romano, che nei giorni scorsi aveva pubblicato il seguente post, scatenando una vera e propria bufera social.
In sintesi, la Romano condanna questo tipo di denuncia perché violerebbe la privacy delle borseggiatrici. Che, per quanto rappresentino una minaccia per la loro condotta criminale, detengono anche loro il diritto alla privacy. Ma questa posizione ha suscitato immancabili critiche. Per difendersi dalle quali, Monica Romano oggi rilancia così.
Il nuovo attacco di Monica Romano: "C'è chi ci guadagna"
L'assist alla consigliera arriva da un secondo consigliere comunale di Milano, Michele Albiani. Il quale, dalla sua pagina Facebook, attacca con durezza 'Milano bella da dio', accusando chi gestisce l'account di lucrare sulle segnalazioni dei cittadini.
Ripostando Albiani, Romano sferra quindi un nuovo attacco contro le modalità di gestione del fenomeno delle borseggiatrici, che, al di là delle polemiche, sta in effetti sfuggendo di mano, generando una violenza di ora in ora più preoccupante. Scrive la consigliera:
"Ringrazio il collega Michele Albiani, da cui apprendo che #milanobelladadio ha anche un ritorno economico dimostrabile dalla diffusione dei video di furti e borseggi. Peraltro il suo gestore - tal "Giovanni" - non ha nemmeno il coraggio di dichiarare la sua identità, dal momento che nelle interviste rilasciate in queste ore non abbiamo modo di conoscere il suo cognome. Giustificare la giustizia privata è inaccettabile. Chi difende questi sceriffi improvvisati dovrebbe seriamente ripassare i fondamentali sulle regole di convivenza civile in uno stato di diritto. Nessuno qui nega che esista un problema di sicurezza a Milano, così come in tante altre altre grandi città italiane ed europee".
"La soluzione non è certo quella di filmare i volti di queste persone - spesso ragazze minorenni - per poi diffondere i video su canali che hanno centinaia di migliaia di visualizzazioni. Non siamo nel Far West, non ci possiamo svegliare una mattina e metterci a fare i giustizieri, e certamente non dobbiamo validare l'idea che ci si possa fare giustizia da soli". "Rivolgiamoci alle autorità preposte, sempre. Se avete girato dei video, consegnateli alle autorità, non diffondeteli sui social media", conclude Romano.
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