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Striscia, un Centro di permanenza per rimpatri italiano è 'peggio della galera': il servizio shock di Rajae Bezzaz

L'ultima inchiesta di Rajae Bezzaz realizzata per Striscia la Notizia ha sconvolto i telespettatori: le incredibili testimonianze di alcuni ex ospiti dei CPR

Non avremmo voluto parlarvi di questo servizio perché non avremmo voluto che quanto raccontato da Rajae Bezzaz, inviata di Striscia la Notizia, si verificasse. Eppure, secondo le testimonianze raccolte dall'attrice e conduttrice radiofonica, quello che vi stiamo per dire è vero ed è davvero sconvolgente. Il servizio andato in onda nel corso della puntata di ieri sera, venerdì 3 febbraio 2023, è parte di un'inchiesta più grande che l'inviata del tg satirico ideato da Antonio Ricci sta conducendo da qualche settimana.

Nel primo servizio, trasmesso il 20 gennaio 2023, Rajae Bezzaz aveva mostrato dei filmati realizzati in un Centro di permanenza per rimpatri del Sud Italia. Il Centro di permanenza per rimpatri è un luogo in cui i cittadini stranieri in attesa di espulsione vengono trattenuti prima dell'effettivo rimpatrio. Le immagini hanno sconvolto i telespettatori perché mostrano le pessime condizioni di vita in cui riverserebbero le persone che vivono in questro centro. Oltre ai letti e ai bagni scomodissimi, dai filmati mostrati dalla Bezzaz alcune persone verrebbero trattate anche molto male, a volte forse anche con intimidazioni e minacce.

Striscia la Notizia: l'inchiesta di Rajae Bezzaz

Dopo la messa in onda di quel servizio, l'inviata è stata contattata da due persone che avrebbero vissuto delle giornate da incubo in quel luogo. Due ragazzi, uno di origini cubane e uno di origini serbe, che hanno vissuto da anni in Italia e che infatti, alla fine, non sono stati rimpatriati, ma che nell'attesa della sentenza del giudice avrebbero vissuto dei momenti tremendi. "È peggio della galera. Sono stato anche in carcere per sette mesi. Io avevo un anno quando sono arrivato in Italia, ho il fratello cittadino italiano, la moglie della Comunità Europea: è contro la Legge rimpatriarmi. Dove mi rimpatriare? Non ho nessuno in Serbia" ha dichiarato uno dei due.

Una testimonianza non diversa dal ragazzo cubano: anche lui non avrebbe dovuto nemmeno entrare nel Centro. "Convalidano tutti: anche chi ha i documenti" ha detto uno. "Mi hanno detto: tu più stai qui dentro più le mie tasche si gonfiano" ha raccontato l'altro. Secondo i loro racconti, alcuni dei responsabili del Centro cercherebbero anche di convincere gli inquilini a scegliere avvocati "della zona" per gestire "tutto tra di loro" e anche per guadagnare soldi. "Mi disse: guarda che perdi punti se ti porti il tuo Avvocato!" ha raccontato uno di questi.

Le testimonianze shock

"Cioè al CPR ti hanno detto: ti convalidiamo il fermo, tu devi nominare un avvocato nostro" ha detto la Bezzaz. Uno dei due è stato liberato dopo ben trenta giorni. Trenta giorni in cui avrebbe vissuto in condizioni pessime. "È stata una cosa scioccante, bruttissima: tutti i giorni c'erano privazioni dei diritti" ha raccontato uno. "La prima cosa che mi hanno fatto è una perquisizione [...] hanno preso i miei beni, sequestrato il telefono e lì avevo già capito che ero dentro in un lager. Poi non ti chiamano nemmeno per nome ma per numero" ha spiegato uno dei testimoni.

Nel prossimo servizio, ha anticipato l'inviata, sentiremo il resto delle testimonianze di questi due ragazzi. Racconti che si preannunciano davvero scioccanti e sconvolgenti. Attendiamo, nel frattempo, gli aggiornamenti. Il Centro di permanenza per rimpatri di cui ha parlato Rajae Bezzaz, comunque, è il CPR di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza.

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