lunedì, Marzo 27, 2023
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Milano, gli attivisti di Ultima Generazione bloccano un luogo simbolo: "Perché l'abbiamo fatto"

Non si fermano le proteste non violente degli attivisti di Ultima Generazione. Oggi un gruppo di persone ha bloccato un luogo simbolo di Milano, spiegando successivamente i motivi deitro la scelta.

Il caldo anomalo di inizio gennaio in tutta Europa è stato l'ennesimo campanello d'allarme. Il clima sta cambiando e la sopravvivenza degli esseri umani, in alcuni angoli del pianeta, è sempre più a rischio. Dopo i 'Fridays for future', è il turno del collettivo 'Ultima Generazione'. Si tratta di persone, di varie estrazioni sociali, età e professioni, preoccupati che nel giro di pochi anni il pianeta diventerà impossibile da abitare a causa dei cambiamenti climastici troppo drastici degli ultimi trent'anni.

Per far sentire la loro voce, gli attivisti hanno compiuto varie azioni dimostrative. La più discussa, probabilmente, è quella del 2 gennaio. Alcune persone hanno imbrattato le mura e il portone d'ingresso di Palazzo Madama, sede del Senato, con vernice lavabile. Un numero altissimo di esponenti del Governo Meloni li ha duramente criticati, mentre c'è chi apprezza la loro iniziativa. Dieci giorni dopo, alcuni membri del collettivo hanno compiuto un'azione di natura totalmente diversa, bloccando un luogo simbolo di Milano.

Il blocco a Milano

A riprendere la scena e postare il video su Twitter è stato Marco Fattorini, giornalista 33enne che lavora anche per Cartabianca, su Rai 3. L'autore spiega che gli attivisti hanno scelto piazza Cinque Giornate a Milano per un motivo preciso: fu il luogo simbolo dell'insurrezione della città contro le truppe austriache nel marzo del 1848. "Oggi chiediamo l'indipendenza dalle energie fossili", è la frase più forte del comunicato degli attivisti. Ecco il video:

Un gruppo con idee così forti non può che essere divisivo. C'è chi appreza il loro coraggio e la loro voglia di mettersi in gioco per uno scopo così nobile. C'è anche chi, causticamente, fa notare che con macchine e motorini fermi a lungo e clacson che suonano all'impazzata, è stato generato inquinamento ambientale ed acustico. La sensazione è che gli attivisti non si fermeranno e che il 2023 sarà pieno di azioni dimostrative simili, a cui i residenti nelle grandi città dovranno abituarsi.

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