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Smartwatch, attenzione a come lo si utilizza: perché può essere pericoloso

Guida all'uso dello smartwatch, uno strumento che può tanto salvare la vita di chi lo indossa, quanto metterlo nei guai

Dal loro lancio sul mercato, la richiesta da parte dei consumatori ha rappresentato un vero e proprio boom. La moda ormai è esplosa: tutti vogliono lo smartwatch. Apparentemente solo un orologio particolarmente tecnologico, un accessorio da esibire sul polso per controllare l'ora. Ma dietro quel piccolo schermo si nasconde un mondo: monitoraggio delle funzioni vitali (battiti cardiaci, ossigeno nel sangue, respirazione, fitness), contapassi, conta calorie, distanze, musica, previsioni del tempo, promemoria, addirittura monitoraggio del sonno. E ancora notifiche di chiamate, sms e messaggini WhatsApp, Facebook, Messenger, Instagram. Un vero e proprio compagno di vita, che per molti è già divenuto una droga.

Ma oltre a questi mille modi di 'intrattenere' e supportare il suo proprietario, lo smartwatch ha anche una funzione davvero importante: quella di lanciare allarmi in caso di pericolo. Qualcosa di fondamentale, soprattutto per coloro che praticano sport più o meno estremi e potrebbero andare incontro ad infortuni più o meno gravi.
Tale funzione può salvare la vita. Ma può anche creare problemi. Lo sanno bene gli operatori alla Centrale unica di emergenza, che, soprattutto in questo periodo di esplosione della moda smartwatch, hanno ricevuto numerosissime segnalazioni di pericolo. Non sempre, però, valevoli di intervento.

Smartwatch, il pericolo legato alla funzione 'allarme automatico'

L'aumento medio delle chiamate che si è registrato in quest'ultimo periodo è stato pari al 30% rispetto alla stagione precedente (autunno), quando erano ancora in pochi a possedere uno smartwatch. Con l'avvio della stagione invernale e quindi quella sciistica, la Cue è stata letteralmente assalita da allarmi spesso fasulli. La colpa non è dei possessori di orologi di ultimissima generazione, predisposti in modo tale da rilevare la caduta di chi li indossa. L'allarme viene quindi lanciato in automatico ai soccorritori, condividendone la posizione. Ma nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di falsi allarmi, che gli operatori sono comunque chiamarti a gestire, verificando le coordinate e ricontattando il numero dal quale proviene la telefonata. Spesso, però, non si ottiene alcuna risposta.

Circostanza che è stata sottolineata dal servizio prevenzione rischi e Cue della Provincia autonoma di Trento. E' qui, infatti, che in migliaia si sono riversati per trascorrere le vacanze invernali per la tradizionale settimana bianca. Da inizio stagione i casi di questo tipo sono stati oltre un centinaio, con picchi di 8-10 chiamate al giorno.
Si rischia, quindi, in questo modo, di ingolfare i centralini dei soccorritori. E di sottrarre tempo e risorse preziose ai casi meno frequenti di reale pericolo.

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